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Dillo a Plaple

Messaggi e voci contro la violenza, perché “l’amore è un’altra cosa”


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All’ingresso del Centro Donna dell’ospedale San Giuseppe c’è un albero che non ha foglie, ma parole. Parole brevi, pensieri scritti in fretta, frasi nate da un ricordo o da una ferita. Oggi, 25 novembre, quell’albero è diventato il punto attorno a cui si è raccolta la comunità dell’ospedale di Empoli per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.   L’incontro ha messo insieme operatori, utenti e cittadini in uno spazio pensato per fermarsi, ascoltare e capire. Ad aprire il momento è stata la lettura dell’attore Dario Spinelli, che ha portato un brano tratto dal libro “L’ho uccisa perché l’amavo” di Michela Murgia e Loredana Lipperini. Un testo diretto, che parla del femminicidio senza giri di parole e smonta l’idea distorta che possa nascondersi dietro un finto “amore”. La lettura ha aperto uno spazio di silenzio e ascolto, utile a riportare al centro la realtà dei fatti e la responsabilità culturale che riguarda tutta la comunità. Subito dopo sono stati condivisi alcuni dei messaggi lasciati sull'“Albero delle Parole”. L’albero, collocato da giorni negli spazi antistanti il Centro Donna, si è riempito grazie ai post-it appesi da uomini e donne, operatori e utenti. Ognuno ha lasciato un "fiore-parola", trasformando un gesto semplice in un segno comune di consapevolezza. Tra quei messaggi c’è la storia di una donna che ha scritto poche righe sul suo passato: il dramma, la fuga improvvisa "con pochi vestiti e con i bambini", poi il lungo percorso che l’ha portata a ritrovare sicurezza e a vivere un amore nuovo. Un'altra donna ha ricordato che la violenza non lascia sempre lividi, perché può essere mentale, emotiva, economica, sociale. Qualcuno ha scritto il proprio “no” alla violenza verbale sul posto di lavoro, segnalando un tema spesso taciuto.   Accanto ai racconti più duri ci sono parole di sostegno e incoraggiamento: “ti meriti la felicità”, “l’amore non è violenza”, “la luce delle donne rende il mondo migliore”. Altri messaggi diventano ammonimenti chiari: “la libertà è un diritto, non devo imparare a difendermi dagli uomini, sono loro che devono imparare ad amare”, oppure “il silenzio è violenza”, “la violenza è anche negli sguardi”. C’è chi ha scritto una frase che ritorna spesso nelle campagne di sensibilizzazione: “non è amore se fa male, la violenza non è mai giustificabile”. A leggere i messaggi sono stati la direttrice del PO Francesca Bellini e lo pneumologo Alessio Garcea, i dottori Matteo Bastiani e Giuseppe Carello della Direzione sanitaria del presidio empolese, il professor Roberto Bernardini direttore della Pediatria, il professor Roberto Tarquini direttore della Medicina interna 1, il dottor Filippo Pelagatti responsabile della Farmacia ospedaliera, il dottor Massimo Calistri direttore della Chirurgia generale, la dottoressa Giuditta Martelli della Psicologia ospedaliera e lo pneumologo Marco De Martino.   La lettura collettiva dei messaggi ha chiuso il cerchio della giornata: un gesto semplice, ma utile a dare voce a esperienze, paure, desideri e responsabilità condivise. Ognuna delle parole appese all’albero ricorda che la violenza di genere non è un fatto privato, ma un fenomeno che riguarda tutti.   E tra i tanti pensieri lasciati, uno è rimasto come sintesi e monito, limpido nella sua essenza: L’amore è un’altra cosa.

All’ingresso del Centro Donna dell’ospedale San Giuseppe c’è un albero che non ha foglie, ma parole. Parole brevi, pensieri scritti in fretta, frasi nate da un ricordo o da una ferita. Oggi, 25 novembre, quell’albero è diventato il punto attorno a cui si è raccolta la comunità dell’ospedale di Empoli per la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne.   L’incontro ha messo insieme operatori, utenti e cittadini in uno spazio pensato per fermarsi, ascoltare e capire. Ad aprire il momento è stata la lettura dell’attore Dario Spinelli, che ha portato un brano tratto dal libro “L’ho uccisa perché l’amavo” di Michela Murgia e Loredana Lipperini. Un testo diretto, che parla del femminicidio senza giri di parole e smonta l’idea distorta che possa nascondersi dietro un finto “amore”. La lettura ha aperto uno spazio di silenzio e ascolto, utile a riportare al centro la realtà dei fatti e la responsabilità culturale che riguarda tutta la comunità. Subito dopo sono stati condivisi alcuni dei messaggi lasciati sull'“Albero delle Parole”. L’albero, collocato da giorni negli spazi antistanti il Centro Donna, si è riempito grazie ai post-it appesi da uomini e donne, operatori e utenti. Ognuno ha lasciato un "fiore-parola", trasformando un gesto semplice in un segno comune di consapevolezza. Tra quei messaggi c’è la storia di una donna che ha scritto poche righe sul suo passato: il dramma, la fuga improvvisa "con pochi vestiti e con i bambini", poi il lungo percorso che l’ha portata a ritrovare sicurezza e a vivere un amore nuovo. Un'altra donna ha ricordato che la violenza non lascia sempre lividi, perché può essere mentale, emotiva, economica, sociale. Qualcuno ha scritto il proprio “no” alla violenza verbale sul posto di lavoro, segnalando un tema spesso taciuto.   Accanto ai racconti più duri ci sono parole di sostegno e incoraggiamento: “ti meriti la felicità”, “l’amore non è violenza”, “la luce delle donne rende il mondo migliore”. Altri messaggi diventano ammonimenti chiari: “la libertà è un diritto, non devo imparare a difendermi dagli uomini, sono loro che devono imparare ad amare”, oppure “il silenzio è violenza”, “la violenza è anche negli sguardi”. C’è chi ha scritto una frase che ritorna spesso nelle campagne di sensibilizzazione: “non è amore se fa male, la violenza non è mai giustificabile”. A leggere i messaggi sono stati la direttrice del PO Francesca Bellini e lo pneumologo Alessio Garcea, i dottori Matteo Bastiani e Giuseppe Carello della Direzione sanitaria del presidio empolese, il professor Roberto Bernardini direttore della Pediatria, il professor Roberto Tarquini direttore della Medicina interna 1, il dottor Filippo Pelagatti responsabile della Farmacia ospedaliera, il dottor Massimo Calistri direttore della Chirurgia generale, la dottoressa Giuditta Martelli della Psicologia ospedaliera e lo pneumologo Marco De Martino.   La lettura collettiva dei messaggi ha chiuso il cerchio della giornata: un gesto semplice, ma utile a dare voce a esperienze, paure, desideri e responsabilità condivise. Ognuna delle parole appese all’albero ricorda che la violenza di genere non è un fatto privato, ma un fenomeno che riguarda tutti.   E tra i tanti pensieri lasciati, uno è rimasto come sintesi e monito, limpido nella sua essenza: L’amore è un’altra cosa.

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Trasformare la scuola in un laboratorio green


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Il progetto educativo gratuito mette a disposizione strumenti per analizzare la carbon footprint della scuola e trasformare i dati in azioni concrete in chiave green su mobilità, consumi energetici e gestione dei rifiuti. Il percorso consente inoltre agli studenti di ottenere fino a 30 ore di Formazione Scuola-Lavoro e di partecipare al concorso nazionale. Il progetto è dedicato alla riduzione dell’impatto ambientale degli istituti. Promosso da Fondazione Ambienta, Gruppo Spaggiari Parma e La Fabbrica Società Benefit con il sostegno di ASviS, il percorso offre gratuitamente agli istituti secondari di secondo grado la possibilità di valutare la carbon footprint della scuola e di individuare interventi mirati nei tre ambiti più rilevanti: mobilità casa-scuola, consumi energetici e gestione dei rifiuti. Attraverso la piattaforma improntafutura.scuola.net, messa a disposizione dai promotori, studenti e docenti possono raccogliere in modo semplice i dati relativi alla vita scolastica e disporre di strumenti che li guidano nella definizione di azioni concrete in chiave green. In questo modo, la scuola si trasforma in un laboratorio di sostenibilità, dove la conoscenza diventa pratica quotidiana. Come evidenzia Fondazione Ambienta: «Il progetto nasce con l’intento di promuovere consapevolezza e partecipazione su temi cruciali del nostro tempo, diffondendo la cultura del rispetto dell’ambiente tra le nuove generazioni». Il progetto, totalmente gratuito, integra in modo concreto i principi dell’Agenda 2030 nei programmi di Educazione civica e permette agli studenti di ottenere fino a 30 ore certificate di Formazione Scuola-Lavoro: 15 ore per la partecipazione alle fasi di analisi e sperimentazione, e ulteriori 15 ore per chi realizza un project work dedicato a ideare e proporre soluzioni sostenibili per la propria scuola. Inoltre, le scuole possono candidare il proprio project work al concorso nazionale “Impronta Futura”, che premierà le proposte più efficaci con voucher per l’acquisto di materiale didattico. Le candidature dovranno essere inviate entro l’11 maggio 2026 e i vincitori saranno annunciati dalla giuria di esperti entro il 4 giugno 2026.

Il progetto educativo gratuito mette a disposizione strumenti per analizzare la carbon footprint della scuola e trasformare i dati in azioni concrete in chiave green su mobilità, consumi energetici e gestione dei rifiuti. Il percorso consente inoltre agli studenti di ottenere fino a 30 ore di Formazione Scuola-Lavoro e di partecipare al concorso nazionale. Il progetto è dedicato alla riduzione dell’impatto ambientale degli istituti. Promosso da Fondazione Ambienta, Gruppo Spaggiari Parma e La Fabbrica Società Benefit con il sostegno di ASviS, il percorso offre gratuitamente agli istituti secondari di secondo grado la possibilità di valutare la carbon footprint della scuola e di individuare interventi mirati nei tre ambiti più rilevanti: mobilità casa-scuola, consumi energetici e gestione dei rifiuti. Attraverso la piattaforma improntafutura.scuola.net, messa a disposizione dai promotori, studenti e docenti possono raccogliere in modo semplice i dati relativi alla vita scolastica e disporre di strumenti che li guidano nella definizione di azioni concrete in chiave green. In questo modo, la scuola si trasforma in un laboratorio di sostenibilità, dove la conoscenza diventa pratica quotidiana. Come evidenzia Fondazione Ambienta: «Il progetto nasce con l’intento di promuovere consapevolezza e partecipazione su temi cruciali del nostro tempo, diffondendo la cultura del rispetto dell’ambiente tra le nuove generazioni». Il progetto, totalmente gratuito, integra in modo concreto i principi dell’Agenda 2030 nei programmi di Educazione civica e permette agli studenti di ottenere fino a 30 ore certificate di Formazione Scuola-Lavoro: 15 ore per la partecipazione alle fasi di analisi e sperimentazione, e ulteriori 15 ore per chi realizza un project work dedicato a ideare e proporre soluzioni sostenibili per la propria scuola. Inoltre, le scuole possono candidare il proprio project work al concorso nazionale “Impronta Futura”, che premierà le proposte più efficaci con voucher per l’acquisto di materiale didattico. Le candidature dovranno essere inviate entro l’11 maggio 2026 e i vincitori saranno annunciati dalla giuria di esperti entro il 4 giugno 2026.

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Nasce a Schio il “Regalo di Natale sospeso”, l’iniziativa che vuole donare speranza


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Il “Regalo di Natale sospeso” è un progetto solidale lanciato dal Comune di Schio in collaborazione con l’Avis Comunale Schio Altovicentino, con l’obiettivo di portare un gesto concreto di vicinanza alle famiglie che vivono situazioni di fragilità economica o sociale. Chi lo desidera può donare un gioco, un libro o un piccolo regalo nuovo, già incartato e accompagnato da un biglietto che ne indichi il contenuto. I doni vengono raccolti fino al 17 dicembre presso alcuni punti individuati dal Comune e da Avis, e poi consegnati alle famiglie segnalate dai Servizi Sociali e dalla rete solidale locale. In questo modo, la città trasforma lo spirito natalizio in un abbraccio comunitario, offrendo un momento di gioia e conforto a chi rischia di restare nell’ombra. Secondo la presidente di Avis Schio, Giusi Tognetti, l’iniziativa si inserisce perfettamente nel percorso di “Schio – Città del Dono”, valorizzando la cultura della generosità e della responsabilità condivisa.

Il “Regalo di Natale sospeso” è un progetto solidale lanciato dal Comune di Schio in collaborazione con l’Avis Comunale Schio Altovicentino, con l’obiettivo di portare un gesto concreto di vicinanza alle famiglie che vivono situazioni di fragilità economica o sociale. Chi lo desidera può donare un gioco, un libro o un piccolo regalo nuovo, già incartato e accompagnato da un biglietto che ne indichi il contenuto. I doni vengono raccolti fino al 17 dicembre presso alcuni punti individuati dal Comune e da Avis, e poi consegnati alle famiglie segnalate dai Servizi Sociali e dalla rete solidale locale. In questo modo, la città trasforma lo spirito natalizio in un abbraccio comunitario, offrendo un momento di gioia e conforto a chi rischia di restare nell’ombra. Secondo la presidente di Avis Schio, Giusi Tognetti, l’iniziativa si inserisce perfettamente nel percorso di “Schio – Città del Dono”, valorizzando la cultura della generosità e della responsabilità condivisa.

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Bologna apre le porte dei teatri ai detenuti


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L’iniziativa “Uscire per motivi spettacolari” prende vita a Bologna e mette a disposizione biglietti gratis per rappresentazioni teatrali ai detenuti autorizzati a uscire con permessi premio o ammessi a misure alternative al carcere. Proposto dalla Camera Penale di Bologna “Franco Bricola”, in collaborazione con l’Osservatorio Diritti Umani, carcere e altri luoghi di privazione della libertà, e l’attore Alessandro Bergonzoni, il progetto coinvolge i principali teatri della città: Teatro Comunale, Arena del Sole, Teatro Duse, Teatro Celebrazioni, Teatro Dehon e l’Oratorio San Filippo Neri. Presentato a Palazzo d’Accursio alla presenza di istituzioni, magistratura e direzioni carcerarie, il progetto vuole essere un segnale di fiducia e rigenerazione: per chi è in permesso significa condividere un momento di socialità con familiari o volontari, sedendosi accanto a qualsiasi altra persona. Bergonzoni paragona la distanza tra carcere e città a quella dello spazio: l’arte come ponte per avvicinare mondi altrimenti separati.

L’iniziativa “Uscire per motivi spettacolari” prende vita a Bologna e mette a disposizione biglietti gratis per rappresentazioni teatrali ai detenuti autorizzati a uscire con permessi premio o ammessi a misure alternative al carcere. Proposto dalla Camera Penale di Bologna “Franco Bricola”, in collaborazione con l’Osservatorio Diritti Umani, carcere e altri luoghi di privazione della libertà, e l’attore Alessandro Bergonzoni, il progetto coinvolge i principali teatri della città: Teatro Comunale, Arena del Sole, Teatro Duse, Teatro Celebrazioni, Teatro Dehon e l’Oratorio San Filippo Neri. Presentato a Palazzo d’Accursio alla presenza di istituzioni, magistratura e direzioni carcerarie, il progetto vuole essere un segnale di fiducia e rigenerazione: per chi è in permesso significa condividere un momento di socialità con familiari o volontari, sedendosi accanto a qualsiasi altra persona. Bergonzoni paragona la distanza tra carcere e città a quella dello spazio: l’arte come ponte per avvicinare mondi altrimenti separati.

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Il gesto solidale di Jaden Smith che nutre chi non può permettersi un pasto


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Jaden Smith ha avviato un’iniziativa profondamente solidale chiamata I Love You, nata con l’obiettivo di portare pasti nutrienti e gratuiti alle persone che vivono in condizioni di difficoltà. Attraverso un food truck vegano attivo nelle aree più fragili di Los Angeles, Jaden offre cibo sano a chi non può permetterselo, trasformando un semplice pasto in un gesto di cura e rispetto. Il progetto mira a restituire dignità a chi è spesso invisibile, creando uno spazio in cui esigenze primarie e umanità si incontrano. L’iniziativa si basa su un modello di condivisione: chi può pagare contribuisce anche al pasto di chi non ha risorse, in un circolo virtuoso di solidarietà concreta. Con l’intenzione di aprire un ristorante stabile che continui a servire gratuitamente chi è in difficoltà, Jaden vuole ampliare l’impatto del progetto e dimostrare come la generosità possa diventare un atto quotidiano. I Love You non è solo un servizio di ristorazione: è un messaggio potente che ricorda come empatia e altruismo possano cambiare, un pasto alla volta, la vita delle persone più vulnerabili.

Jaden Smith ha avviato un’iniziativa profondamente solidale chiamata I Love You, nata con l’obiettivo di portare pasti nutrienti e gratuiti alle persone che vivono in condizioni di difficoltà. Attraverso un food truck vegano attivo nelle aree più fragili di Los Angeles, Jaden offre cibo sano a chi non può permetterselo, trasformando un semplice pasto in un gesto di cura e rispetto. Il progetto mira a restituire dignità a chi è spesso invisibile, creando uno spazio in cui esigenze primarie e umanità si incontrano. L’iniziativa si basa su un modello di condivisione: chi può pagare contribuisce anche al pasto di chi non ha risorse, in un circolo virtuoso di solidarietà concreta. Con l’intenzione di aprire un ristorante stabile che continui a servire gratuitamente chi è in difficoltà, Jaden vuole ampliare l’impatto del progetto e dimostrare come la generosità possa diventare un atto quotidiano. I Love You non è solo un servizio di ristorazione: è un messaggio potente che ricorda come empatia e altruismo possano cambiare, un pasto alla volta, la vita delle persone più vulnerabili.

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La nuova resistenza verde dell’Ecuador


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Nell’Amazzonia ecuadoriana, un gruppo di nove giovani attiviste indigene, le Niñas Amazonas, lotta per difendere la foresta e i diritti delle loro comunità.
Chiamate anche Guerriere per l’Amazzonia, si battono contro l’inquinamento, la deforestazione e gli incendi provocati dall’estrazione di petrolio e dalle grandi industrie. Con coraggio hanno portato in tribunale lo Stato ecuadoriano, ottenendo una storica vittoria legale contro il gas flaring, pratica che avvelenava aria, acqua e persone. Le loro armi sono la parola, la conoscenza e l’unione delle comunità indigene. Attraverso campagne, incontri e testimonianze, denunciano al mondo la distruzione della foresta, cuore vitale del pianeta. Simbolo di una nuova generazione di difensori della Terra, le Guerriere trasformano la rabbia in speranza e la paura in azione. La loro voce ricorda a tutti che proteggere l’Amazzonia significa proteggere la vita stessa.

Nell’Amazzonia ecuadoriana, un gruppo di nove giovani attiviste indigene, le Niñas Amazonas, lotta per difendere la foresta e i diritti delle loro comunità.
Chiamate anche Guerriere per l’Amazzonia, si battono contro l’inquinamento, la deforestazione e gli incendi provocati dall’estrazione di petrolio e dalle grandi industrie. Con coraggio hanno portato in tribunale lo Stato ecuadoriano, ottenendo una storica vittoria legale contro il gas flaring, pratica che avvelenava aria, acqua e persone. Le loro armi sono la parola, la conoscenza e l’unione delle comunità indigene. Attraverso campagne, incontri e testimonianze, denunciano al mondo la distruzione della foresta, cuore vitale del pianeta. Simbolo di una nuova generazione di difensori della Terra, le Guerriere trasformano la rabbia in speranza e la paura in azione. La loro voce ricorda a tutti che proteggere l’Amazzonia significa proteggere la vita stessa.

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Un polmone verde per il futuro, in Australia arriva il Great Koala National Park


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In Australia è in fase di creazione il Great Koala National Park, un progetto ambizioso per proteggere i koala dall’estinzione. Il parco si estenderà su circa 476.000 ettari nella regione Mid North Coast del New South Wales, combinando foreste statali e aree già protette. L’obiettivo principale è salvaguardare oltre 12.000 koala selvatici, garantendo loro habitat sicuri e ricchi di cibo naturale. Il progetto prevede la conservazione di altre specie minacciate, contribuendo alla tutela della biodiversità dell’intera regione. Il governo ha imposto una moratoria al disboscamento nelle zone interessate, proteggendo così gli alberi essenziali per la sopravvivenza dei koala. Verranno implementate iniziative di monitoraggio e ricerca scientifica per studiare le popolazioni animali e la salute degli ecosistemi. Il progetto prevede anche supporto alle comunità locali e alternative economiche sostenibili per chi dipendeva dall’industria forestale. Il parco rappresenta un esempio concreto di come conservazione ambientale e sviluppo sostenibile possano andare di pari passo. Si tratta di un impegno pluriennale, volto a garantire un futuro stabile per i koala e gli ecosistemi circostanti. Il Great Koala National Park diventa così un simbolo internazionale di protezione della fauna e della biodiversità in Australia.

In Australia è in fase di creazione il Great Koala National Park, un progetto ambizioso per proteggere i koala dall’estinzione. Il parco si estenderà su circa 476.000 ettari nella regione Mid North Coast del New South Wales, combinando foreste statali e aree già protette. L’obiettivo principale è salvaguardare oltre 12.000 koala selvatici, garantendo loro habitat sicuri e ricchi di cibo naturale. Il progetto prevede la conservazione di altre specie minacciate, contribuendo alla tutela della biodiversità dell’intera regione. Il governo ha imposto una moratoria al disboscamento nelle zone interessate, proteggendo così gli alberi essenziali per la sopravvivenza dei koala. Verranno implementate iniziative di monitoraggio e ricerca scientifica per studiare le popolazioni animali e la salute degli ecosistemi. Il progetto prevede anche supporto alle comunità locali e alternative economiche sostenibili per chi dipendeva dall’industria forestale. Il parco rappresenta un esempio concreto di come conservazione ambientale e sviluppo sostenibile possano andare di pari passo. Si tratta di un impegno pluriennale, volto a garantire un futuro stabile per i koala e gli ecosistemi circostanti. Il Great Koala National Park diventa così un simbolo internazionale di protezione della fauna e della biodiversità in Australia.

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“Uno per il Meyer, tutti per il Meyer”


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Il Grand Hotel Baglioni di Firenze, parte del gruppo Carattere Toscano, conferma il proprio impegno nel sociale avviando una collaborazione a favore della Fondazione Meyer. Nel corso dell’intero anno, l’hotel destinerà l’1% del valore complessivo di tutte le prenotazioni effettuate tramite il sito ufficiale alla Fondazione dell’Ospedale Pediatrico Meyer. Antonella Monaco, presidente di Carattere Toscano: “Investire nella salute dei più giovani significa investire nel futuro stesso della società: un futuro più sano, equo e solidale”. Con queste parole il Grand Hotel Baglioni sottolinea l’orgoglio di sostenere le attività del Meyer, centro di eccellenza nazionale e internazionale nella cura pediatrica e nella ricerca scientifica. L’azienda ha avuto il privilegio di conoscere da vicino l’impegno e la dedizione delle persone che ogni giorno operano con professionalità e passione per garantire un futuro ai bambini e agli adolescenti, considerati la risorsa più preziosa della comunità. Sostenere la missione e i valori della Fondazione Meyer è ritenuto un impegno fondamentale, poiché essa rappresenta un punto di riferimento per chiunque abbia a cuore il benessere delle persone. Per questo motivo, è stata scelta la destinazione di una parte dei ricavi al Meyer, a supporto delle attività svolte da medici e operatori. Attraverso questo contributo, l’azienda intende promuovere il benessere psico-fisico delle nuove generazioni, accompagnandole nel loro percorso di crescita e contribuendo a costruire per loro un futuro migliore.

Il Grand Hotel Baglioni di Firenze, parte del gruppo Carattere Toscano, conferma il proprio impegno nel sociale avviando una collaborazione a favore della Fondazione Meyer. Nel corso dell’intero anno, l’hotel destinerà l’1% del valore complessivo di tutte le prenotazioni effettuate tramite il sito ufficiale alla Fondazione dell’Ospedale Pediatrico Meyer. Antonella Monaco, presidente di Carattere Toscano: “Investire nella salute dei più giovani significa investire nel futuro stesso della società: un futuro più sano, equo e solidale”. Con queste parole il Grand Hotel Baglioni sottolinea l’orgoglio di sostenere le attività del Meyer, centro di eccellenza nazionale e internazionale nella cura pediatrica e nella ricerca scientifica. L’azienda ha avuto il privilegio di conoscere da vicino l’impegno e la dedizione delle persone che ogni giorno operano con professionalità e passione per garantire un futuro ai bambini e agli adolescenti, considerati la risorsa più preziosa della comunità. Sostenere la missione e i valori della Fondazione Meyer è ritenuto un impegno fondamentale, poiché essa rappresenta un punto di riferimento per chiunque abbia a cuore il benessere delle persone. Per questo motivo, è stata scelta la destinazione di una parte dei ricavi al Meyer, a supporto delle attività svolte da medici e operatori. Attraverso questo contributo, l’azienda intende promuovere il benessere psico-fisico delle nuove generazioni, accompagnandole nel loro percorso di crescita e contribuendo a costruire per loro un futuro migliore.

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Dal Molise al Kenya, il progetto “Innovation Sea” per ripulire il mare dalla plastica


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Un imprenditore molisano, Domenico Guidotti, ha lanciato in Kenya il progetto Innovation Sea, con l’obiettivo di ripulire il mare dalla plastica lungo la costa tra Watamu, Kilifi e Malindi. L’iniziativa, sviluppata in collaborazione con Ecoworld e il Kenya Wildlife Service, utilizza imbarcazioni antinquinamento, droni e veicoli sottomarini (ROV) per rimuovere rifiuti plastici da spiagge, fondali e zone marine. Grazie all’uso della blockchain, i rifiuti raccolti vengono tracciati in modo trasparente, garantendo responsabilità e monitoraggio. Il progetto non solo tutela l’ambiente, ma sostiene anche le comunità locali, fornendo aiuti concreti ai minori e creando consapevolezza sull’inquinamento marino. Innovation Sea rappresenta un esempio di tecnologia avanzata applicata alla salvaguardia degli oceani e alla riduzione dell’impatto dei rifiuti plastici a livello internazionale.

Un imprenditore molisano, Domenico Guidotti, ha lanciato in Kenya il progetto Innovation Sea, con l’obiettivo di ripulire il mare dalla plastica lungo la costa tra Watamu, Kilifi e Malindi. L’iniziativa, sviluppata in collaborazione con Ecoworld e il Kenya Wildlife Service, utilizza imbarcazioni antinquinamento, droni e veicoli sottomarini (ROV) per rimuovere rifiuti plastici da spiagge, fondali e zone marine. Grazie all’uso della blockchain, i rifiuti raccolti vengono tracciati in modo trasparente, garantendo responsabilità e monitoraggio. Il progetto non solo tutela l’ambiente, ma sostiene anche le comunità locali, fornendo aiuti concreti ai minori e creando consapevolezza sull’inquinamento marino. Innovation Sea rappresenta un esempio di tecnologia avanzata applicata alla salvaguardia degli oceani e alla riduzione dell’impatto dei rifiuti plastici a livello internazionale.

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Costa Rica, il piccolo Paese che illumina il mondo con energia pulita


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Il Costa Rica si conferma uno dei paesi più virtuosi al mondo in tema di sostenibilità ambientale. Gran parte della sua elettricità – oltre il 98% – proviene da fonti rinnovabili, come l’energia idroelettrica, eolica, geotermica e solare. Questo risultato straordinario dimostra come la transizione energetica possa diventare realtà anche in un Paese in via di sviluppo. Pur non raggiungendo ancora il 100% rinnovabile per tutto l’anno, il Costa Rica rappresenta un modello di equilibrio tra progresso e tutela ambientale. La sua politica energetica punta a ridurre l’uso di combustibili fossili e a proteggere le risorse naturali che coprono oltre un quarto del territorio nazionale. Investimenti pubblici, educazione ambientale e tecnologie pulite hanno trasformato il Paese in un laboratorio verde a cielo aperto. Il successo costaricano ispira il mondo a credere in un futuro in cui lo sviluppo economico possa convivere con il rispetto per la Terra. È una testimonianza concreta che la sostenibilità non è un’utopia, ma una scelta possibile, praticabile e urgente per tutti.

Il Costa Rica si conferma uno dei paesi più virtuosi al mondo in tema di sostenibilità ambientale. Gran parte della sua elettricità – oltre il 98% – proviene da fonti rinnovabili, come l’energia idroelettrica, eolica, geotermica e solare. Questo risultato straordinario dimostra come la transizione energetica possa diventare realtà anche in un Paese in via di sviluppo. Pur non raggiungendo ancora il 100% rinnovabile per tutto l’anno, il Costa Rica rappresenta un modello di equilibrio tra progresso e tutela ambientale. La sua politica energetica punta a ridurre l’uso di combustibili fossili e a proteggere le risorse naturali che coprono oltre un quarto del territorio nazionale. Investimenti pubblici, educazione ambientale e tecnologie pulite hanno trasformato il Paese in un laboratorio verde a cielo aperto. Il successo costaricano ispira il mondo a credere in un futuro in cui lo sviluppo economico possa convivere con il rispetto per la Terra. È una testimonianza concreta che la sostenibilità non è un’utopia, ma una scelta possibile, praticabile e urgente per tutti.

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Shakira dona speranza grazie ad una nuova scuola per 1.200 bambini


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Shakira ha inaugurato una nuova scuola in Colombia attraverso la sua Fondación Pies Descalzos, continuando il suo impegno per l’educazione dei bambini in condizioni vulnerabili. La struttura, situata a Tibú, nella regione del Catatumbo, offrirà istruzione a circa 1.200 studenti, in una zona segnata da povertà e conflitti. Il progetto nasce dalla collaborazione tra la fondazione di Shakira, autorità locali e partner internazionali.
L’obiettivo è garantire accesso gratuito all’educazione di qualità, spazi sicuri e opportunità di crescita per i bambini e le loro famiglie.
Grazie a questa iniziativa, i giovani del territorio potranno ricevere non solo istruzione, ma anche alimentazione, supporto psicologico e programmi culturali. Shakira ha sottolineato che l’educazione è la via più sicura per costruire pace, speranza e futuro per la Colombia.
Con questa scuola, la cantante ribadisce il suo impegno concreto per rompere il ciclo della povertà e promuovere l’uguaglianza di opportunità attraverso l’apprendimento.

Shakira ha inaugurato una nuova scuola in Colombia attraverso la sua Fondación Pies Descalzos, continuando il suo impegno per l’educazione dei bambini in condizioni vulnerabili. La struttura, situata a Tibú, nella regione del Catatumbo, offrirà istruzione a circa 1.200 studenti, in una zona segnata da povertà e conflitti. Il progetto nasce dalla collaborazione tra la fondazione di Shakira, autorità locali e partner internazionali.
L’obiettivo è garantire accesso gratuito all’educazione di qualità, spazi sicuri e opportunità di crescita per i bambini e le loro famiglie.
Grazie a questa iniziativa, i giovani del territorio potranno ricevere non solo istruzione, ma anche alimentazione, supporto psicologico e programmi culturali. Shakira ha sottolineato che l’educazione è la via più sicura per costruire pace, speranza e futuro per la Colombia.
Con questa scuola, la cantante ribadisce il suo impegno concreto per rompere il ciclo della povertà e promuovere l’uguaglianza di opportunità attraverso l’apprendimento.

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A Milano nasce il primo salone di bellezza sociale


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All’interno della Casa dell’Accoglienza Enzo Jannacci di Milano è stato inaugurato il primo salone sociale di bellezza d’Italia, un luogo dove persone fragili e senza fissa dimora possono ricevere gratuitamente tagli di capelli, cure estetiche e momenti di attenzione personale. Il progetto, chiamato “Beauty for a Better Life” e promosso da L’Oréal Italia con la Fondazione Arca e il Comune di Milano, mira a restituire dignità, autostima e benessere a chi vive in condizioni di marginalità. In uno spazio accogliente e professionale, la bellezza diventa strumento di inclusione sociale, favorendo relazioni, fiducia e senso di appartenenza. Non è solo un gesto estetico, ma un modo concreto per dire a ogni persona che merita cura e rispetto. Più che una notizia di solidarietà, questa iniziativa rappresenta un autentico esempio di inclusione, perché trasforma un servizio di bellezza in un ponte verso la rinascita personale e sociale.

All’interno della Casa dell’Accoglienza Enzo Jannacci di Milano è stato inaugurato il primo salone sociale di bellezza d’Italia, un luogo dove persone fragili e senza fissa dimora possono ricevere gratuitamente tagli di capelli, cure estetiche e momenti di attenzione personale. Il progetto, chiamato “Beauty for a Better Life” e promosso da L’Oréal Italia con la Fondazione Arca e il Comune di Milano, mira a restituire dignità, autostima e benessere a chi vive in condizioni di marginalità. In uno spazio accogliente e professionale, la bellezza diventa strumento di inclusione sociale, favorendo relazioni, fiducia e senso di appartenenza. Non è solo un gesto estetico, ma un modo concreto per dire a ogni persona che merita cura e rispetto. Più che una notizia di solidarietà, questa iniziativa rappresenta un autentico esempio di inclusione, perché trasforma un servizio di bellezza in un ponte verso la rinascita personale e sociale.

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MOF, la tecnologia di domani per un pianeta più pulito


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Omar Yaghi, chimico premiato con il Nobel per la chimica, ha sviluppato i Materiali Metal-Organic Frameworks (MOF), strutture porose in grado di catturare anidride carbonica dall’atmosfera e estrarre acqua dall’aria, anche in ambienti aridi. Questi materiali offrono una soluzione concreta al problema dell’accumulo di CO₂, contribuendo alla riduzione dei gas serra e alla mitigazione dei cambiamenti climatici. Inoltre, la capacità dei MOF di raccogliere acqua dall’umidità dell’aria può favorire la sostenibilità idrica in zone prive di infrastrutture. Con la sua startup Atoco, Yaghi mira a rendere queste tecnologie accessibili e funzionanti in contesti off-grid, sfruttando energia solare o termica, riducendo così l’impatto ambientale e promuovendo un modello di sviluppo più circolare e resiliente.

Omar Yaghi, chimico premiato con il Nobel per la chimica, ha sviluppato i Materiali Metal-Organic Frameworks (MOF), strutture porose in grado di catturare anidride carbonica dall’atmosfera e estrarre acqua dall’aria, anche in ambienti aridi. Questi materiali offrono una soluzione concreta al problema dell’accumulo di CO₂, contribuendo alla riduzione dei gas serra e alla mitigazione dei cambiamenti climatici. Inoltre, la capacità dei MOF di raccogliere acqua dall’umidità dell’aria può favorire la sostenibilità idrica in zone prive di infrastrutture. Con la sua startup Atoco, Yaghi mira a rendere queste tecnologie accessibili e funzionanti in contesti off-grid, sfruttando energia solare o termica, riducendo così l’impatto ambientale e promuovendo un modello di sviluppo più circolare e resiliente.

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Dal Riso alla Casa. La Rivoluzione Sostenibile di RiceHouse


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RiceHouse è una startup italiana che trasforma gli scarti della lavorazione del riso—come lolla, paglia e pula—in materiali naturali per l'edilizia. Questi materiali, tra cui intonaci, malte e pannelli isolanti, sono completamente biodegradabili, privi di sostanze chimiche nocive e altamente performanti in termini di isolamento termico e acustico. Benefici ambientali principali: * Riduzione delle emissioni di CO₂: La produzione di materiali RiceHouse contribuisce a evitare l'emissione di circa 266 tonnellate di CO₂ all'anno, grazie all'uso di scarti agricoli che altrimenti verrebbero bruciati. * Supporto all'economia circolare: Gli scarti del riso, che altrimenti rappresenterebbero rifiuti, vengono trasformati in risorse utili, riducendo la necessità di materie prime vergini e promuovendo un ciclo produttivo sostenibile. * Efficienza energetica negli edifici: I materiali RiceHouse migliorano l'isolamento termico degli edifici, riducendo il consumo di energia per riscaldamento e raffrescamento, con conseguente abbattimento delle emissioni di gas serra. * Filiera corta e locale: La produzione avviene in Italia, utilizzando risorse locali e riducendo l'impronta ecologica legata al trasporto e alla produzione industriale. Impatto sociale ed economico: * Valorizzazione degli scarti agricoli: Ogni ettaro di risaia produce circa 10 tonnellate di scarti, che RiceHouse trasforma in materiali da costruzione, contribuendo a ridurre lo spreco e a creare valore aggiunto. * Promozione della bioedilizia: I materiali RiceHouse sono certificati e supportano la realizzazione di edifici salubri e a basso impatto ambientale, in linea con le normative europee e italiane in materia di sostenibilità.

RiceHouse è una startup italiana che trasforma gli scarti della lavorazione del riso—come lolla, paglia e pula—in materiali naturali per l'edilizia. Questi materiali, tra cui intonaci, malte e pannelli isolanti, sono completamente biodegradabili, privi di sostanze chimiche nocive e altamente performanti in termini di isolamento termico e acustico. Benefici ambientali principali: * Riduzione delle emissioni di CO₂: La produzione di materiali RiceHouse contribuisce a evitare l'emissione di circa 266 tonnellate di CO₂ all'anno, grazie all'uso di scarti agricoli che altrimenti verrebbero bruciati. * Supporto all'economia circolare: Gli scarti del riso, che altrimenti rappresenterebbero rifiuti, vengono trasformati in risorse utili, riducendo la necessità di materie prime vergini e promuovendo un ciclo produttivo sostenibile. * Efficienza energetica negli edifici: I materiali RiceHouse migliorano l'isolamento termico degli edifici, riducendo il consumo di energia per riscaldamento e raffrescamento, con conseguente abbattimento delle emissioni di gas serra. * Filiera corta e locale: La produzione avviene in Italia, utilizzando risorse locali e riducendo l'impronta ecologica legata al trasporto e alla produzione industriale. Impatto sociale ed economico: * Valorizzazione degli scarti agricoli: Ogni ettaro di risaia produce circa 10 tonnellate di scarti, che RiceHouse trasforma in materiali da costruzione, contribuendo a ridurre lo spreco e a creare valore aggiunto. * Promozione della bioedilizia: I materiali RiceHouse sono certificati e supportano la realizzazione di edifici salubri e a basso impatto ambientale, in linea con le normative europee e italiane in materia di sostenibilità.

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L’ingegnere “più forte della sclerosi multipla”


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Dal 8 al 14 ottobre ha percorso, insieme a un gruppo di volontari, alcuni tratti del Cammino di Nostra Signora di Bonaria e del Cammino Minerario di Santa Barbara. Matteo si muove grazie a una joëlette, una speciale carrozzina fuoristrada, che gli consente di affrontare sentieri e percorsi naturali. Durante il viaggio sono stati organizzati incontri pubblici e proiezioni del docufilm “Si può fare”, per sensibilizzare sul tema della disabilità e dell’inclusione. Nonostante la malattia lo costringa sulla sedia a rotelle e a comunicare tramite puntatore oculare, Matteo ha dimostrato che la determinazione può superare ogni ostacolo. Il suo messaggio finale, semplice ma potente, riassume il senso dell’impresa: “Non cammino più con le gambe, ma con il cuore e con gli occhi.”

Dal 8 al 14 ottobre ha percorso, insieme a un gruppo di volontari, alcuni tratti del Cammino di Nostra Signora di Bonaria e del Cammino Minerario di Santa Barbara. Matteo si muove grazie a una joëlette, una speciale carrozzina fuoristrada, che gli consente di affrontare sentieri e percorsi naturali. Durante il viaggio sono stati organizzati incontri pubblici e proiezioni del docufilm “Si può fare”, per sensibilizzare sul tema della disabilità e dell’inclusione. Nonostante la malattia lo costringa sulla sedia a rotelle e a comunicare tramite puntatore oculare, Matteo ha dimostrato che la determinazione può superare ogni ostacolo. Il suo messaggio finale, semplice ma potente, riassume il senso dell’impresa: “Non cammino più con le gambe, ma con il cuore e con gli occhi.”

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Sandro Negri, il dottore che aggiusta sogni e dona sorrisi


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A Concorezzo, in Brianza, c’è un uomo che ha deciso di trasformare la sua passione in un gesto di amore concreto. Si chiama Sandro Negri – conosciuto da molti come il dottore dei Cicciobello – e nel suo piccolo laboratorio ripara, cura e rimette al mondo le celebri bambole di tanti bambini. Braccia spezzate, occhi che non si chiudono più, meccanismi inceppati: ogni “paziente” che arriva tra le sue mani riceve un po’ di attenzione, qualche tocco di colla, e soprattutto un grande cuore. Ma la magia non finisce lì. Tutti i ricavi del suo lavoro vengono devoluti ai reparti pediatrici e alle associazioni che si occupano di bambini malati, trasformando così ogni Cicciobello aggiustato in un gesto di solidarietà. Per Sandro, ogni bambola salvata è una metafora della speranza: «Rimettere in sesto un giocattolo significa restituire un sorriso – e se quel sorriso può aiutare un bambino in ospedale, allora vale doppio». La sua officina è diventata un luogo di incontri e di racconti, dove genitori e figli portano non solo bambole rotte ma anche emozioni da condividere. Dietro ogni riparazione c’è la convinzione che il gioco e la tenerezza possano essere medicine potenti, capaci di guarire non solo gli oggetti, ma anche i cuori. Con piccoli gesti e mani gentili, Sandro Negri costruisce un ponte tra infanzia e solidarietà, ricordando a tutti che anche un giocattolo può diventare strumento di bene, se mosso dall’amore.

A Concorezzo, in Brianza, c’è un uomo che ha deciso di trasformare la sua passione in un gesto di amore concreto. Si chiama Sandro Negri – conosciuto da molti come il dottore dei Cicciobello – e nel suo piccolo laboratorio ripara, cura e rimette al mondo le celebri bambole di tanti bambini. Braccia spezzate, occhi che non si chiudono più, meccanismi inceppati: ogni “paziente” che arriva tra le sue mani riceve un po’ di attenzione, qualche tocco di colla, e soprattutto un grande cuore. Ma la magia non finisce lì. Tutti i ricavi del suo lavoro vengono devoluti ai reparti pediatrici e alle associazioni che si occupano di bambini malati, trasformando così ogni Cicciobello aggiustato in un gesto di solidarietà. Per Sandro, ogni bambola salvata è una metafora della speranza: «Rimettere in sesto un giocattolo significa restituire un sorriso – e se quel sorriso può aiutare un bambino in ospedale, allora vale doppio». La sua officina è diventata un luogo di incontri e di racconti, dove genitori e figli portano non solo bambole rotte ma anche emozioni da condividere. Dietro ogni riparazione c’è la convinzione che il gioco e la tenerezza possano essere medicine potenti, capaci di guarire non solo gli oggetti, ma anche i cuori. Con piccoli gesti e mani gentili, Sandro Negri costruisce un ponte tra infanzia e solidarietà, ricordando a tutti che anche un giocattolo può diventare strumento di bene, se mosso dall’amore.

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Dallo zaino nasce la luce


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Innocent James, giovane imprenditore tanzaniano, ha dato vita a un progetto che sta cambiando la vita di molti studenti nelle aree rurali prive di elettricità. La sua iniziativa, chiamata Soma Bags, consiste nella produzione di zaini realizzati con materiali riciclati, come sacchi di cemento usati, e dotati di un pannello solare flessibile cucito all’esterno. Durante il giorno, lo zaino accumula energia solare mentre i bambini percorrono la strada verso la scuola; di sera, questa energia si trasforma in luce, sufficiente per 6-8 ore di studio. L’obiettivo è semplice ma potente: offrire ai ragazzi la possibilità di continuare a leggere e fare i compiti anche dopo il tramonto, senza ricorrere alle lampade a cherosene, costose e dannose per la salute. Il progetto non solo favorisce l’istruzione, ma contribuisce anche alla tutela dell’ambiente, promuovendo il riciclo e riducendo l’uso di combustibili inquinanti. Una soluzione concreta che unisce innovazione, sostenibilità e impatto sociale.

Innocent James, giovane imprenditore tanzaniano, ha dato vita a un progetto che sta cambiando la vita di molti studenti nelle aree rurali prive di elettricità. La sua iniziativa, chiamata Soma Bags, consiste nella produzione di zaini realizzati con materiali riciclati, come sacchi di cemento usati, e dotati di un pannello solare flessibile cucito all’esterno. Durante il giorno, lo zaino accumula energia solare mentre i bambini percorrono la strada verso la scuola; di sera, questa energia si trasforma in luce, sufficiente per 6-8 ore di studio. L’obiettivo è semplice ma potente: offrire ai ragazzi la possibilità di continuare a leggere e fare i compiti anche dopo il tramonto, senza ricorrere alle lampade a cherosene, costose e dannose per la salute. Il progetto non solo favorisce l’istruzione, ma contribuisce anche alla tutela dell’ambiente, promuovendo il riciclo e riducendo l’uso di combustibili inquinanti. Una soluzione concreta che unisce innovazione, sostenibilità e impatto sociale.

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Dare valore al riuso


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Il ReTuna Återbruksgalleria nasce nel 2015 a Eskilstuna, in Svezia, come primo centro commerciale al mondo interamente dedicato al riuso e al riciclo. Qui tutti i prodotti in vendita – mobili, vestiti, elettronica, giocattoli e altro – provengono da donazioni della comunità, vengono riparati, rigenerati o trasformati creativamente. L’iniziativa mira a ridurre i rifiuti e promuovere un’economia circolare, offrendo al tempo stesso oggetti di qualità a prezzi accessibili. Il centro ospita anche corsi, workshop e attività educative legate alla sostenibilità. I vantaggi sono molteplici: minore impatto ambientale, riduzione delle emissioni legate alla produzione di nuovi beni e maggiore consapevolezza dei consumatori.

Il ReTuna Återbruksgalleria nasce nel 2015 a Eskilstuna, in Svezia, come primo centro commerciale al mondo interamente dedicato al riuso e al riciclo. Qui tutti i prodotti in vendita – mobili, vestiti, elettronica, giocattoli e altro – provengono da donazioni della comunità, vengono riparati, rigenerati o trasformati creativamente. L’iniziativa mira a ridurre i rifiuti e promuovere un’economia circolare, offrendo al tempo stesso oggetti di qualità a prezzi accessibili. Il centro ospita anche corsi, workshop e attività educative legate alla sostenibilità. I vantaggi sono molteplici: minore impatto ambientale, riduzione delle emissioni legate alla produzione di nuovi beni e maggiore consapevolezza dei consumatori.

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Nottambula, i vicoli di Genova più sicuri grazie ai cittadini


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Il progetto “Nottambula” è un’iniziativa del Comune di Genova, in collaborazione con la Polizia Locale e volontari cittadini, pensata per aumentare la sicurezza nelle ore notturne, soprattutto nei vicoli del centro storico. Sarà operativo a partire dall’autunno 2025 come parte del piano “Movida” della città. L’iniziativa prevede un servizio di accompagnamento dedicato a chi si sente insicuro, con particolare attenzione a donne e minori, attraverso volontari che possono essere contattati tramite un numero dedicato. “Nottambula” punta non solo a prevenire situazioni di rischio, ma anche a rafforzare la solidarietà tra cittadini, incoraggiando la partecipazione attiva della comunità per rendere più sicuri gli spazi urbani. Oltre alla sicurezza, il progetto promuove la consapevolezza civica e la responsabilità condivisa nella tutela della collettività.

Il progetto “Nottambula” è un’iniziativa del Comune di Genova, in collaborazione con la Polizia Locale e volontari cittadini, pensata per aumentare la sicurezza nelle ore notturne, soprattutto nei vicoli del centro storico. Sarà operativo a partire dall’autunno 2025 come parte del piano “Movida” della città. L’iniziativa prevede un servizio di accompagnamento dedicato a chi si sente insicuro, con particolare attenzione a donne e minori, attraverso volontari che possono essere contattati tramite un numero dedicato. “Nottambula” punta non solo a prevenire situazioni di rischio, ma anche a rafforzare la solidarietà tra cittadini, incoraggiando la partecipazione attiva della comunità per rendere più sicuri gli spazi urbani. Oltre alla sicurezza, il progetto promuove la consapevolezza civica e la responsabilità condivisa nella tutela della collettività.

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Una protesi che ridà speranza


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Asaad ha solo otto anni e arriva da Gaza. Dopo un bombardamento che gli ha portato via la madre, la sorella e parte della famiglia, ha perso la gamba destra ed è stato trasferito a Torino grazie a una missione umanitaria. Qui è stato accolto dai medici dell’Ospedale Regina Margherita che sono riusciti anche a salvargli la vista, gravemente compromessa dalle ferite. Il passo più importante del suo percorso di rinascita è arrivato grazie all’Officina Ortopedica Maria Adelaide, che gli ha donato una protesi di ultima generazione, realizzata con stampa 3D. Un gesto di grande solidarietà che gli ha permesso non solo di tornare a camminare, ma anche di guardare al futuro con più fiducia. La protesi non è soltanto uno strumento medico: rappresenta un simbolo di speranza, di accoglienza e di attenzione verso chi ha subito traumi profondi. La storia di Asaad diventa così un esempio di come la tecnologia, unita alla generosità delle persone e delle istituzioni, possa ridare dignità e possibilità di vita a chi ha perso tanto. Un atto concreto di umanità che mostra come la solidarietà possa fare la differenza, soprattutto nei confronti dei più piccoli.

Asaad ha solo otto anni e arriva da Gaza. Dopo un bombardamento che gli ha portato via la madre, la sorella e parte della famiglia, ha perso la gamba destra ed è stato trasferito a Torino grazie a una missione umanitaria. Qui è stato accolto dai medici dell’Ospedale Regina Margherita che sono riusciti anche a salvargli la vista, gravemente compromessa dalle ferite. Il passo più importante del suo percorso di rinascita è arrivato grazie all’Officina Ortopedica Maria Adelaide, che gli ha donato una protesi di ultima generazione, realizzata con stampa 3D. Un gesto di grande solidarietà che gli ha permesso non solo di tornare a camminare, ma anche di guardare al futuro con più fiducia. La protesi non è soltanto uno strumento medico: rappresenta un simbolo di speranza, di accoglienza e di attenzione verso chi ha subito traumi profondi. La storia di Asaad diventa così un esempio di come la tecnologia, unita alla generosità delle persone e delle istituzioni, possa ridare dignità e possibilità di vita a chi ha perso tanto. Un atto concreto di umanità che mostra come la solidarietà possa fare la differenza, soprattutto nei confronti dei più piccoli.

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Creata la prima batteria termica a sabbia fluidizzata in Italia


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In Campania, a Buccino (Salerno), è stata inaugurata la prima batteria termica a sabbia fluidizzata in Italia. Si tratta di un grande “serbatoio di sabbia” che funziona come una batteria: accumula calore quando c’è energia disponibile e lo restituisce quando serve, producendo vapore utile alle fabbriche senza usare gas o petrolio. Questa sabbia speciale riesce a trattenere il calore per molte ore, un po’ come le pietre di una stufa che restano calde a lungo anche dopo aver spento il fuoco. Grazie a questa tecnologia, un’azienda può avere vapore verde 24 ore su 24, riducendo l’uso di combustibili fossili e quindi l’inquinamento. È un passo concreto verso la transizione energetica, perché: * dimostra che si possono usare materiali semplici e abbondanti (come la sabbia) per immagazzinare energia rinnovabile; * aiuta le industrie a diventare più sostenibili senza rinunciare alla continuità di produzione; * contribuisce a ridurre emissioni di CO₂, in questo caso più di 500 tonnellate l’anno. Il progetto mostra che la tecnologia per sostituire i combustibili fossili esiste già ed è pronta per essere usata su larga scala.

In Campania, a Buccino (Salerno), è stata inaugurata la prima batteria termica a sabbia fluidizzata in Italia. Si tratta di un grande “serbatoio di sabbia” che funziona come una batteria: accumula calore quando c’è energia disponibile e lo restituisce quando serve, producendo vapore utile alle fabbriche senza usare gas o petrolio. Questa sabbia speciale riesce a trattenere il calore per molte ore, un po’ come le pietre di una stufa che restano calde a lungo anche dopo aver spento il fuoco. Grazie a questa tecnologia, un’azienda può avere vapore verde 24 ore su 24, riducendo l’uso di combustibili fossili e quindi l’inquinamento. È un passo concreto verso la transizione energetica, perché: * dimostra che si possono usare materiali semplici e abbondanti (come la sabbia) per immagazzinare energia rinnovabile; * aiuta le industrie a diventare più sostenibili senza rinunciare alla continuità di produzione; * contribuisce a ridurre emissioni di CO₂, in questo caso più di 500 tonnellate l’anno. Il progetto mostra che la tecnologia per sostituire i combustibili fossili esiste già ed è pronta per essere usata su larga scala.

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Uniti per correre, uniti per donare


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La Staffetta di Solidarietà giunge alla sua sesta edizione e ha preso il via martedì 23 settembre dal Centro di Ricerca Pediatrica Città della Speranza di Padova e si concluderà sabato 27 settembre con l’arrivo in Piazza San Pietro a Roma. L’iniziativa, aperta a tutti, unisce lo sport al valore della solidarietà, trasformando ogni chilometro percorso in un gesto concreto di aiuto. Atleti, associazioni e cittadini correranno fianco a fianco per raccogliere fondi a favore di progetti benefici e raccogliere fondi a sostegno dell’Istituto di Ricerca Pediatrica di Padova. La staffetta attraversa diverse città italiane, coinvolgendo comunità e territori in una grande festa collettiva. Un evento che celebra unione, partecipazione e generosità. La novità di questa edizione è la collaborazione con gli atleti della Athletica Vaticana, che partecipano per la prima volta alla staffetta accanto agli atleti dell'Arma dei Carabinieri, in un segno di unità e speranza.

La Staffetta di Solidarietà giunge alla sua sesta edizione e ha preso il via martedì 23 settembre dal Centro di Ricerca Pediatrica Città della Speranza di Padova e si concluderà sabato 27 settembre con l’arrivo in Piazza San Pietro a Roma. L’iniziativa, aperta a tutti, unisce lo sport al valore della solidarietà, trasformando ogni chilometro percorso in un gesto concreto di aiuto. Atleti, associazioni e cittadini correranno fianco a fianco per raccogliere fondi a favore di progetti benefici e raccogliere fondi a sostegno dell’Istituto di Ricerca Pediatrica di Padova. La staffetta attraversa diverse città italiane, coinvolgendo comunità e territori in una grande festa collettiva. Un evento che celebra unione, partecipazione e generosità. La novità di questa edizione è la collaborazione con gli atleti della Athletica Vaticana, che partecipano per la prima volta alla staffetta accanto agli atleti dell'Arma dei Carabinieri, in un segno di unità e speranza.

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La pelle di cactus che potrebbe salvare un miliardo di animali ogni anno


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In Messico, Adrián López Velarde e Marte Cázarez hanno inventato Desserto, una pelle vegana ottenuta dal cactus nopal. Il processo parte dalla raccolta sostenibile delle foglie mature, che vengono tagliate senza danneggiare la pianta. Dopo l’essiccazione al sole, le fibre e le proteine vengono estratte e combinate con resine naturali, dando vita a un materiale resistente, flessibile e parzialmente biodegradabile. I numeri sono impressionanti: da un ettaro di coltivazione si ottengono circa 200 tonnellate di foglie, sufficienti a produrre grandi quantità di materiale; con circa 3 kg di foglie si ricava 1 m² di pelle vegetale, comparabile a una pelle bovina. Se usata su larga scala nell’industria della moda, questa innovazione potrebbe contribuire a risparmiare oltre 1 miliardo di animali ogni anno, riducendo allo stesso tempo l’impatto ambientale della zootecnia e dell’industria conciaria.

In Messico, Adrián López Velarde e Marte Cázarez hanno inventato Desserto, una pelle vegana ottenuta dal cactus nopal. Il processo parte dalla raccolta sostenibile delle foglie mature, che vengono tagliate senza danneggiare la pianta. Dopo l’essiccazione al sole, le fibre e le proteine vengono estratte e combinate con resine naturali, dando vita a un materiale resistente, flessibile e parzialmente biodegradabile. I numeri sono impressionanti: da un ettaro di coltivazione si ottengono circa 200 tonnellate di foglie, sufficienti a produrre grandi quantità di materiale; con circa 3 kg di foglie si ricava 1 m² di pelle vegetale, comparabile a una pelle bovina. Se usata su larga scala nell’industria della moda, questa innovazione potrebbe contribuire a risparmiare oltre 1 miliardo di animali ogni anno, riducendo allo stesso tempo l’impatto ambientale della zootecnia e dell’industria conciaria.

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Sheyna Patel, la giovanissima scienziata che dichiara guerra alle microplastiche


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Sheyna Patel, 14 anni, ha sviluppato un idrogel non tossico capace di catturare e degradare le microplastiche presenti nell’acqua. L’idea è nata osservando l’enorme diffusione di plastica nei mari e la difficoltà di rimuoverla in modo efficace. Attraverso test di laboratorio, il gel ha dimostrato un’efficacia superiore al 93% nella rimozione delle microplastiche PET. La sua invenzione è stata presentata al concorso 3M Young Scientist Challenge 2025, attirando l’attenzione internazionale. La sua idea rivoluzionaria ha trovato consensi a tale concorso, a tal punto che 3M ha trasformato la sua idea in un prototipo reale e pronto ad essere testato.

Sheyna Patel, 14 anni, ha sviluppato un idrogel non tossico capace di catturare e degradare le microplastiche presenti nell’acqua. L’idea è nata osservando l’enorme diffusione di plastica nei mari e la difficoltà di rimuoverla in modo efficace. Attraverso test di laboratorio, il gel ha dimostrato un’efficacia superiore al 93% nella rimozione delle microplastiche PET. La sua invenzione è stata presentata al concorso 3M Young Scientist Challenge 2025, attirando l’attenzione internazionale. La sua idea rivoluzionaria ha trovato consensi a tale concorso, a tal punto che 3M ha trasformato la sua idea in un prototipo reale e pronto ad essere testato.

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