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Angsa Umbria, impegno e sensibilizzazione al tema autismo


Per PlapleTv il racconto di AngsaUmbriaOnlus

Dal 2000 un supporto concreto per bambini, ragazzi e adulti affetti dal disturbo dello spettro autistico. Contribuire a percorsi di integrazione, favorire la conoscenza e la sensibilizzazione del territorio sono tra le mission dell'associazione impegnata sul territorio.

Tra le attività svolte, quella de "La Semente". Si tratta di un centro diurno semiresidenziale, nello specifico, è una struttura terapeutico- riabilitativa della rete complessiva di risorse e servizi afferenti al Dipartimento di Salute Mentale delle Aziende sanitarie. Il centro accoglie giovani e adulti con una diagnosi di disturbo dello spettro autistico. Il centro riabilitativo semiresidenziale, che vanta un personale formato e qualificato con un’equipe multi-professionale, ha come obiettivi primari quelli del mantenimento delle abilità acquisite durante l’età evolutiva e del trasferimento delle capacità atte all’inserimento lavorativo di giovani/adulti autistici, così

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"Prima di tutto la Pace", ad Assisi l'edizione straordinaria della marcia


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Si mobilita Assisi per una versione "small" dell'annuale marcia per la Pace, che nella sua interezza si terrà il 29 settembre. "Un appuntamento - secondo la Fondazione PerugiaAssisi per la Cultura della Pace - che mai come quest'anno è necessario e imperdibile per risvegliare le coscienze e fermare la follia bellicistica." Con partenza alle 15:00 da Santa Maria degli Angeli, si riuniranno tutti coloro che ancora credono in un mondo di pace e convivenza, che vogliono mettere fine a questa cultura dell'odio e della guerra. È ancora possibile, e lo dimostra l'incontro che si sta tenendo proprio adesso tra i Costruttori e le Costruttrici di pace, presso la Domus Pacis, sempre ad Assisi. "Prima di tutto la pace", questo lo slogan di quest'anno che vede mobilitate, insieme ai cittadini, Associazioni, Fondazioni, Istituzioni, tra cui anche Parlamentari Europei. Tutti riuniti con un solo scopo: risvegliare le coscienze e riportare di moda la cultura della cura dell'altro, dell'umanità e del pianeta.

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Camminando si imparano inclusione e sostenibilità. Ad Orvieto il primo anno scolastico itinerante


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È iniziato da Orvieto il primo anno scolastico in cammino, Strade Maestre, uno straordinario progetto educativo che porterà una decina tra ragazze e ragazzi delle scuole superiori e alcune guide-insegnanti a svolgere un programma di studio itinerante, viaggiando zaino in spalla per nove mesi, da settembre 2024 a giugno 2025, lungo un percorso di oltre mille chilometri attraverso 12 regioni italiane: Umbria, Lazio, Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania, Toscana, Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Il gruppo in partenza è formato da 8 giovani tra i 17 e i 18 anni – Anna, Ariele, Aron, Edoardo, Gioele, Lisa, Lolevia e Neri – provenienti da diverse parti d’Italia, una di loro dall’Australia, e da quattro guide-insegnanti Roberta Cortella, Marco Saverio Loperfido, Marcello Paolocci e Roberto Tigani. La “classe” in viaggio è supportata da una squadra composta da altri accompagnatori satelliti, guide-insegnanti che si uniranno al gruppo in determinati periodi e faranno attività online, per proporre approfondimenti su specifici argomenti e per formarsi sul campo per condurre i prossimi anni scolastici di Strade Maestre e altre esperienze di educazione in cammino. Il primo anno sulle Strade Maestre si svolge nell’arco di circa 240 giorni, con due pause per le vacanze di Natale e di Pasqua, e prevede un’alternanza tra giornate di cammino e periodi residenziali. I processi di apprendimento ruotano attorno all’esperienza del viaggio a piedi, alla vita in comune, alla sperimentazione di stili di vita sostenibili, agli incontri con le persone lungo la strada, alle visite di città, paesi, montagne, campagne, foreste, siti archeologici, musei, alla partecipazione a laboratori, convegni, spettacoli e altri eventi, cui fanno da filo conduttore le attività transdisciplinari proposte delle guide-insegnanti.

È iniziato da Orvieto il primo anno scolastico in cammino, Strade Maestre, uno straordinario progetto educativo che porterà una decina tra ragazze e ragazzi delle scuole superiori e alcune guide-insegnanti a svolgere un programma di studio itinerante, viaggiando zaino in spalla per nove mesi, da settembre 2024 a giugno 2025, lungo un percorso di oltre mille chilometri attraverso 12 regioni italiane: Umbria, Lazio, Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania, Toscana, Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto e Friuli Venezia Giulia. Il gruppo in partenza è formato da 8 giovani tra i 17 e i 18 anni – Anna, Ariele, Aron, Edoardo, Gioele, Lisa, Lolevia e Neri – provenienti da diverse parti d’Italia, una di loro dall’Australia, e da quattro guide-insegnanti Roberta Cortella, Marco Saverio Loperfido, Marcello Paolocci e Roberto Tigani. La “classe” in viaggio è supportata da una squadra composta da altri accompagnatori satelliti, guide-insegnanti che si uniranno al gruppo in determinati periodi e faranno attività online, per proporre approfondimenti su specifici argomenti e per formarsi sul campo per condurre i prossimi anni scolastici di Strade Maestre e altre esperienze di educazione in cammino. Il primo anno sulle Strade Maestre si svolge nell’arco di circa 240 giorni, con due pause per le vacanze di Natale e di Pasqua, e prevede un’alternanza tra giornate di cammino e periodi residenziali. I processi di apprendimento ruotano attorno all’esperienza del viaggio a piedi, alla vita in comune, alla sperimentazione di stili di vita sostenibili, agli incontri con le persone lungo la strada, alle visite di città, paesi, montagne, campagne, foreste, siti archeologici, musei, alla partecipazione a laboratori, convegni, spettacoli e altri eventi, cui fanno da filo conduttore le attività transdisciplinari proposte delle guide-insegnanti.

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“Dimora Verdeluce”, in Umbria un nuovo centro dedicato ai giovani che soffrono di DCA


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Fondazione Cotarella nasce in Umbria, tra Orvieto e Montecchio, e si è avvicinata con rispetto e attenzione ai giovani che soffrono di DCA. Fondazione Verdeluce insieme a Intesa Sanpaolo hanno deciso di realizzare una bellissima dimora di circa 400 metri quadri immersa nel verde: Dimora Verdeluce. Sarà un centro dedicato proprio ai giovani che soffrono di DCA, per la riabilitazione e socializzazione di chi ha superato la fase più acuta. Dimora Verdeluce fa parte del progetto Alimentarsi di Vita, il quale propone un percorso di accoglienza, con formula residenziale e diurna, per ragazzi e ragazze dai 12 ai 25 anni che hanno bisogno di rimettersi in gioco. Verranno coinvolti in laboratori ed esperienze formative grazie ad un orto ed un giardino didattico, una fattoria con animali da cortile, sentieri dedicati al trekking, percorsi di orientamento nel bosco e strutture sportive per attività all’aria aperta. Grazie ai laboratori, i ragazzi potranno scoprire il fascino della cucina, accogliere le emozioni legate ai sapori e ai profumi, farsi appassionare da colori e creatività. Insieme proveremo a trasformare obblighi e divieti in una scelta libera e consapevole. Circa 200 tra ragazzi e ragazze all’anno ospitati in formula residenziale e diurna. I ragazzi parteciperanno ai percorsi di laboratorio e riabilitativi. Inoltre, per assicurare una maggiore coerenza ed efficacia dei percorsi, a loro supporto troveranno altre figure a cui sarà fornita adeguata formazione come operatori scolastici, sportivi e sanitari con cui entreranno in contatto quotidiano.

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Bosco Monini, un polmone verde per combattere l’inquinamento dell’aria


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Il nuovo oliveto da 700 mila piante realizzato da Monini tra Umbria e Toscana è pronto per la prima raccolta che prenderà il via a ottobre. Ad annunciare il nuovo traguardo del progetto Bosco Monini, lanciato nel 2020 e che prevede di toccare quota un milione di nuovi ulivi entro il 2030. L’obiettivo è infatti quello di creare un polmone verde nel Centro Italia capace di combattere l’inquinamento dell’aria – l’olivo è infatti una delle specie arboree più idonea a ridurre la concentrazione di particolato nell’atmosfera - ma anche di contribuire in maniera sostenibile alla produzione di olio extravergine di oliva biologico 100% italiano e di alta qualità.

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Eremito, il primo eco eremo laico resort in Italia, nel cuore verde dell’Umbria


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EREMITO Società Benefit, un eremo laico e contemporaneo nel cuore verde dell’Umbria, abbracciato da oltre 3000 ettari di Riserva Naturale UNESCO, riceve con orgoglio la prestigiosa certificazione B Corp e diventa il primo Eco Resort in Italia certificato da B Lab. “L’ottenimento della certificazione B Corp è il risultato tangibile dell'impegno di un'azienda nell’adottare gli melevati standard B Lab per misurare, migliorare e promuovere pratiche sociali, ambientali e di governance. Questo è ciò che intendiamo per ottenere un impatto concreto sulle persone e sull’ambiente. Siamo orgogliosi di accogliere Eremito all’interno del movimento delle B Corp, e ci auguriamo che il suo impegno possa essere di ispirazione per la community delle B Corp e per altre imprese che vogliono iniziare questo percorso verso paradigmi rigenerativi” ha commentato Anna Puccio, Managing Director di B Lab Italia. Eremito è l’ultimo nato dalla mente creativa e imprenditoriale di Marcello Murzilli, da decenni precursore di una nuova filosofia di turismo Green: negli anni ’80 Marcello crea il marchio “El Charro“, in seguito decide di girare il mondo con una storica imbarcazione a vela e approdato sulla costa del Pacifico messicano, costruisce e gestisce per 14 anni l’ Hotelito, un eco-resort premiato a Londra come “One of the top five EcoResort in the World”. Ritornato in Italia inaugura Eremito, facendolo diventare a breve un punto di riferimento per il turismo di lusso per “Solo Traveller”, che oggi viene scelto anche da coppie e persone da tutto il mondo, spinte dalla necessità di distaccarsi dalla tecnologia e riconnettersi a sé, nella natura, ritrovando il Lusso dell’Essenziale. La struttura originale è stata recuperata con attenzione ai dettagli storici e alla sostenibilità, supportati da Matteo Murzilli, che ha coordinato e seguito anche tutto il processo di certificazione B Corp: impianto fotovoltaico che copre oltre il 100% dei consumi, sistemi di riscaldamento e raffrescamento a pavimento, impianti solari termici e un concentratore solare ad inseguimento. L'edificio ha una classe energetica A4 e l'irrigazione avviene tramite acqua piovana raccolta. Il ristorante vegetariano utilizza prodotti biologici autoprodotti e locali, riducendo al minimo i rifiuti e promuovendo pratiche Plastic Free. La certificazione B Corp è un ulteriore riconoscimento dell'impegno di Eremito verso un futuro più sostenibile, confermando il suo ruolo pionieristico nell'hotellerie italiana e dimostrando come sia possibile coniugare ospitalità di alta qualità e impegno concreto verso la responsabilità sociale. Eremito con la sua recente certificazione rafforza ulteriormente la posizione dell'Italia nel panorama dell'ospitalità sostenibile globale.

EREMITO Società Benefit, un eremo laico e contemporaneo nel cuore verde dell’Umbria, abbracciato da oltre 3000 ettari di Riserva Naturale UNESCO, riceve con orgoglio la prestigiosa certificazione B Corp e diventa il primo Eco Resort in Italia certificato da B Lab. “L’ottenimento della certificazione B Corp è il risultato tangibile dell'impegno di un'azienda nell’adottare gli melevati standard B Lab per misurare, migliorare e promuovere pratiche sociali, ambientali e di governance. Questo è ciò che intendiamo per ottenere un impatto concreto sulle persone e sull’ambiente. Siamo orgogliosi di accogliere Eremito all’interno del movimento delle B Corp, e ci auguriamo che il suo impegno possa essere di ispirazione per la community delle B Corp e per altre imprese che vogliono iniziare questo percorso verso paradigmi rigenerativi” ha commentato Anna Puccio, Managing Director di B Lab Italia. Eremito è l’ultimo nato dalla mente creativa e imprenditoriale di Marcello Murzilli, da decenni precursore di una nuova filosofia di turismo Green: negli anni ’80 Marcello crea il marchio “El Charro“, in seguito decide di girare il mondo con una storica imbarcazione a vela e approdato sulla costa del Pacifico messicano, costruisce e gestisce per 14 anni l’ Hotelito, un eco-resort premiato a Londra come “One of the top five EcoResort in the World”. Ritornato in Italia inaugura Eremito, facendolo diventare a breve un punto di riferimento per il turismo di lusso per “Solo Traveller”, che oggi viene scelto anche da coppie e persone da tutto il mondo, spinte dalla necessità di distaccarsi dalla tecnologia e riconnettersi a sé, nella natura, ritrovando il Lusso dell’Essenziale. La struttura originale è stata recuperata con attenzione ai dettagli storici e alla sostenibilità, supportati da Matteo Murzilli, che ha coordinato e seguito anche tutto il processo di certificazione B Corp: impianto fotovoltaico che copre oltre il 100% dei consumi, sistemi di riscaldamento e raffrescamento a pavimento, impianti solari termici e un concentratore solare ad inseguimento. L'edificio ha una classe energetica A4 e l'irrigazione avviene tramite acqua piovana raccolta. Il ristorante vegetariano utilizza prodotti biologici autoprodotti e locali, riducendo al minimo i rifiuti e promuovendo pratiche Plastic Free. La certificazione B Corp è un ulteriore riconoscimento dell'impegno di Eremito verso un futuro più sostenibile, confermando il suo ruolo pionieristico nell'hotellerie italiana e dimostrando come sia possibile coniugare ospitalità di alta qualità e impegno concreto verso la responsabilità sociale. Eremito con la sua recente certificazione rafforza ulteriormente la posizione dell'Italia nel panorama dell'ospitalità sostenibile globale.

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Nestlé, le nocciole da scarto a cibo per animali


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Il Gruppo Nestlé in Italia è partner del progetto sperimentale “Live-Haze”, finanziato da fondi PRIN (Progetti di Rilevante Interesse Nazionale) del Ministero dell’Università e della Ricerca, che ha come obiettivo la riduzione e la valorizzazione degli scarti agroindustriali e il loro impiego nei mangimi per gli animali in ottica di economia circolare e di sostenibilità nel settore agroalimentare. Oltre alle diverse aziende del comparto, l’iniziativa vede l’importante partecipazione di un team di ricercatori di cinque Atenei italiani: Università di Torino (Principal Investigator del progetto Prof. Claudio Forte), Università di Catania (responsabile di Unità: Prof. Alessandro Priolo), Università degli Studi di Milano (responsabile di Unità: Prof. Davide Pravettoni), Università degli Studi di Perugia (responsabile di Unità: Prof. Massimo Trabalza Marinucci) e Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia (responsabile di Unità: Prof. Domenico Pietro Lo Fiego). Le cuticole di nocciola solitamente vengono separate dal frutto durante la fase di tostatura e gestite come scarti. Il loro utilizzo nell’alimentazione per gli animali risulterebbe particolarmente idoneo grazie all’elevata concentrazione di polisaccaridi, acidi grassi e sostanze antiossidanti come i tocoferoli. Al contempo, rappresenta una valida soluzione per contribuire a ridurre gli sprechi a tutti i livelli della filiera, incentivando pratiche di economia circolare. Il progetto di ricerca si articola in diverse fasi: parte dalla caratterizzazione delle cuticole di nocciola e dalla creazione di un estratto green di polifenoli per poi passare alle prove in vivo. Dopo aver studiato gli effetti in vivo sull’ossidazione, il microbiota, le prestazioni e su altri fattori, si procede all’analisi dei derivati, ovvero carne e latte. Contemporaneamente viene condotta un’indagine sugli impatti di questa idea circolare valutando l’accettabilità sociale e di sostenibilità ambientale, guidata dal Prof. Simone Blanc di UniTo, mediante il coinvolgimento di consumatori e delle aziende che aderiscono al progetto. Nestlé da anni si impegna per la sostenibilità del business, lavorando su diversi fronti per accelerare la transizione verso un sistema alimentare rigenerativo, dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030 e raggiungere quota zero entro il 2050, migliorare la riciclabilità e il riutilizzo del packaging dei propri prodotti e adottare nuovi modelli di economia circolare. Per il progetto “Live-Haze” metterà a disposizione gli scarti di produzione delle nocciole del suo stabilimento Perugina di San Sisto (PG).

Il Gruppo Nestlé in Italia è partner del progetto sperimentale “Live-Haze”, finanziato da fondi PRIN (Progetti di Rilevante Interesse Nazionale) del Ministero dell’Università e della Ricerca, che ha come obiettivo la riduzione e la valorizzazione degli scarti agroindustriali e il loro impiego nei mangimi per gli animali in ottica di economia circolare e di sostenibilità nel settore agroalimentare. Oltre alle diverse aziende del comparto, l’iniziativa vede l’importante partecipazione di un team di ricercatori di cinque Atenei italiani: Università di Torino (Principal Investigator del progetto Prof. Claudio Forte), Università di Catania (responsabile di Unità: Prof. Alessandro Priolo), Università degli Studi di Milano (responsabile di Unità: Prof. Davide Pravettoni), Università degli Studi di Perugia (responsabile di Unità: Prof. Massimo Trabalza Marinucci) e Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia (responsabile di Unità: Prof. Domenico Pietro Lo Fiego). Le cuticole di nocciola solitamente vengono separate dal frutto durante la fase di tostatura e gestite come scarti. Il loro utilizzo nell’alimentazione per gli animali risulterebbe particolarmente idoneo grazie all’elevata concentrazione di polisaccaridi, acidi grassi e sostanze antiossidanti come i tocoferoli. Al contempo, rappresenta una valida soluzione per contribuire a ridurre gli sprechi a tutti i livelli della filiera, incentivando pratiche di economia circolare. Il progetto di ricerca si articola in diverse fasi: parte dalla caratterizzazione delle cuticole di nocciola e dalla creazione di un estratto green di polifenoli per poi passare alle prove in vivo. Dopo aver studiato gli effetti in vivo sull’ossidazione, il microbiota, le prestazioni e su altri fattori, si procede all’analisi dei derivati, ovvero carne e latte. Contemporaneamente viene condotta un’indagine sugli impatti di questa idea circolare valutando l’accettabilità sociale e di sostenibilità ambientale, guidata dal Prof. Simone Blanc di UniTo, mediante il coinvolgimento di consumatori e delle aziende che aderiscono al progetto. Nestlé da anni si impegna per la sostenibilità del business, lavorando su diversi fronti per accelerare la transizione verso un sistema alimentare rigenerativo, dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030 e raggiungere quota zero entro il 2050, migliorare la riciclabilità e il riutilizzo del packaging dei propri prodotti e adottare nuovi modelli di economia circolare. Per il progetto “Live-Haze” metterà a disposizione gli scarti di produzione delle nocciole del suo stabilimento Perugina di San Sisto (PG).

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Un concerto per i bambini vittime della guerra


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Si rinnova il tradizionale appuntamento con il Concerto di Pasqua in Duomo. Mercoledì 20 marzo alle ore 18 la Cattedrale di Orvieto ospiterà l’evento inserito nel Progetto “Omaggio all’Umbria” e anche quest’anno dedicato a tutti i bambini vittime delle guerre che si sono scatenate nel Mondo Protagonista del concerto di Pasqua 2024 sarà l’Orchestra del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, alla sua sedicesima partecipazione, diretta da Daniele Gatti, un prestigioso direttore d’orchestra nominato di recente direttore principale del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino dopo aver guidato più volte prestigiose orchestre come la Wiener Philharmoniker Orchestra, l’Orchestra dei Berliner Philharmoniker, la Royal Philarmonic Orchestra, la Royal Concertgebouw Orchestra, l’Orchestra della Scala di Milano, l’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Nel 2006 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi gli ha conferito la onorificenza di Grande Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. In programma la suite per orchestra ”Nobilissima Visione” di Paul Hindemith, la “Trauersymphonie” di Franz Joseph Haydn e ”L’Incantesimo del Venerdì Santo” di Richard Wagner. Il concerto sarà registrato dalla Rai mercoledì 20 marzo alle ore 18 nel Duomo di Orvieto e sarà trasmesso su Rai 1 il Venerdì Santo dopo la Via Crucis e su Rai 5 più volte nei giorni successivi la messa in onda su Rai 1. L’ingresso è libero fino ad esaurimento della capienza possibile. Presenti saranno i volontari dell’Unicef che patrocina il progetto Omaggio all’Umbria dal 2008 e di cui la presidente, Laura Musella, è stata nominata nel 2008 testimonial per l’Umbria. L’iniziativa è realizzato dall’associazione Omaggio all’Umbria finanziata dal F.U.S, con il contributo della Regione Umbria, Banca Intesa San Paolo,  Fondazione Cassa di Risparmio di Orvieto, Sviluppumbria (POR FESR 2014 2020 bando per progetti dello spettacolo dal vivo), e Camera di Commercio dell’Umbria, con la collaborazione dell’Opera del Duomo di Orvieto e il patrocinio del Ministero della Cultura , Regione Umbria,  Comune di Orvieto, Università per Stranieri di Perugia e Unicef Italia.

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News

Una "Foresta invisibile" da record, presentato il progetto


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Una riduzione, entro il 2030, di più di 2.000 tonnellate di ossidi di azoto all’anno presenti nell’aria delle principali metropoli italiane, l’equivalente del potere antismog di un’area verde pari a 1.430 campi da calcio per un totale di 10 km². Una strategia per affrontare, anche con l’aiuto della tecnologia, la sfida dell’inquinamento atmosferico dell’aria che colpisce, indistintamente, i cieli delle più grandi città principali metropoli italiane e mondiali, con impatti diretti sulla salute delle persone e sull’economia. Infatti, come recentemente emerso dagli allarmanti dati dell’European Environment Agency, sono ben 11 le città italiane tra cui Milano, Venezia, Torino, Bergamo e Brescia nella lista delle 20 peggiori città europee per la qualità dell’aria. È stato questo uno degli obiettivi dell’evento “Liberi di respirare insieme” promosso a Milano da REair, con il patrocinio di Green Building Council Italia e della Fondazione Politecnico di Milano e con il supporto dei partner Acrobatica, AXA IM Alts, Monte Rosa 91 e Acone Associati che ha messo a confronto, attorno allo stesso tavolo, istituzioni, imprese, mondo accademico e comunità scientifica, tutti uniti in un’alleanza strategica per un bene comune, rappresentato dalla creazione di innovazione e sostenibilità a tutela dell’ambiente e delle persone, nel pieno rispetto dei criteri per uno sviluppo sostenibile fissati dall’Agenda ONU 2030. Per mettere in pratica questo obiettivo diventa fondamentale sfruttare le skyline delle metropoli italiane sulle quali “far crescere” la più grande “foresta invisibile” diffusa mai realizzata al mondo, vasta ben 10 km², come se l’intero centro storico di Milano fosse ricoperto da 4,3 milioni di alberi: qui, le superfici outdoor di edifici come condomini, scuole e grattacieli catturano gli agenti inquinanti convertendoli in residui non nocivi, riducendo l'impatto ambientale e garantendo anche spazi indoor più salubri e a zero costi energetici. Una rinnovata visione urbanistica e architettonica nella quale facciate di palazzi, monumenti, abitazioni e spazi interni diventano parte attiva nel promuovere il benessere e la salute delle persone, trasformando le città in ecosistemi viventi e sostenibili. Ma non è tutto perché quest’area mangia smog, oltre agli ossidi di azoto, è in grado anche di decomporre proattivamente composti organici volatili (VOC), polveri PM organiche e altri agenti patogeni nocivi. La reazione consente di disgregare i principali inquinanti presenti nell’aria, trasformandoli in sottoprodotti innocui come sali, anidride carbonica e acqua. Secondo una stima realizzata da REair* trattando, entro il 2030, con i prodotti fotocatalitici una superficie totale di 10 km², calcolata sulla base della densità degli edifici presenti all’interno delle aree urbane delle principali metropoli italiane, si otterrebbe un abbattimento di emissioni di NOx (ossidi di azoto) pari a 2.000 tonnellate l’anno, l’equivalente di 1.430 campi da calcio, quasi 3 Central Park di New York (3,4 km²) o più dell’intero centro storico di Milano (9,7 km²). “Grazie all’innovazione sviluppata da REair e al supporto di partner di rilievo nazionale e internazionale nel settore dell'edilizia e del facility management, stiamo rendendo possibile un nuovo approccio alla salubrità dell’aria e al benessere delle persone, sia all’interno che all’esterno degli edifici. La nostra tecnologia all’avanguardia si basa su una visione delle metropoli come «foreste invisibili», un concetto che proietta le città verso un futuro più sostenibile e umano – afferma Raffaella Moro, CEO di REair – Questa tecnologia propone una visione urbanistica e architettonica innovativa in cui le facciate degli edifici non saranno più solo elementi passivi, ma si trasformeranno in strumenti attivi per promuovere il benessere e la salute, contribuendo a trasformare le città in ecosistemi viventi. L’obiettivo è quello di rendere democraticamente accessibile la sostenibilità, applicando su larga scala soluzioni che abbracciano salute, ambiente ed equità sociale, dal centro città alle periferie. Grazie a questa tecnologia, REair si impegna a costruire un futuro urbano in cui le città diventino luoghi più sani e sostenibili, offrendo benefici tangibili a livello ambientale e sociale”.

Una riduzione, entro il 2030, di più di 2.000 tonnellate di ossidi di azoto all’anno presenti nell’aria delle principali metropoli italiane, l’equivalente del potere antismog di un’area verde pari a 1.430 campi da calcio per un totale di 10 km². Una strategia per affrontare, anche con l’aiuto della tecnologia, la sfida dell’inquinamento atmosferico dell’aria che colpisce, indistintamente, i cieli delle più grandi città principali metropoli italiane e mondiali, con impatti diretti sulla salute delle persone e sull’economia. Infatti, come recentemente emerso dagli allarmanti dati dell’European Environment Agency, sono ben 11 le città italiane tra cui Milano, Venezia, Torino, Bergamo e Brescia nella lista delle 20 peggiori città europee per la qualità dell’aria. È stato questo uno degli obiettivi dell’evento “Liberi di respirare insieme” promosso a Milano da REair, con il patrocinio di Green Building Council Italia e della Fondazione Politecnico di Milano e con il supporto dei partner Acrobatica, AXA IM Alts, Monte Rosa 91 e Acone Associati che ha messo a confronto, attorno allo stesso tavolo, istituzioni, imprese, mondo accademico e comunità scientifica, tutti uniti in un’alleanza strategica per un bene comune, rappresentato dalla creazione di innovazione e sostenibilità a tutela dell’ambiente e delle persone, nel pieno rispetto dei criteri per uno sviluppo sostenibile fissati dall’Agenda ONU 2030. Per mettere in pratica questo obiettivo diventa fondamentale sfruttare le skyline delle metropoli italiane sulle quali “far crescere” la più grande “foresta invisibile” diffusa mai realizzata al mondo, vasta ben 10 km², come se l’intero centro storico di Milano fosse ricoperto da 4,3 milioni di alberi: qui, le superfici outdoor di edifici come condomini, scuole e grattacieli catturano gli agenti inquinanti convertendoli in residui non nocivi, riducendo l'impatto ambientale e garantendo anche spazi indoor più salubri e a zero costi energetici. Una rinnovata visione urbanistica e architettonica nella quale facciate di palazzi, monumenti, abitazioni e spazi interni diventano parte attiva nel promuovere il benessere e la salute delle persone, trasformando le città in ecosistemi viventi e sostenibili. Ma non è tutto perché quest’area mangia smog, oltre agli ossidi di azoto, è in grado anche di decomporre proattivamente composti organici volatili (VOC), polveri PM organiche e altri agenti patogeni nocivi. La reazione consente di disgregare i principali inquinanti presenti nell’aria, trasformandoli in sottoprodotti innocui come sali, anidride carbonica e acqua. Secondo una stima realizzata da REair* trattando, entro il 2030, con i prodotti fotocatalitici una superficie totale di 10 km², calcolata sulla base della densità degli edifici presenti all’interno delle aree urbane delle principali metropoli italiane, si otterrebbe un abbattimento di emissioni di NOx (ossidi di azoto) pari a 2.000 tonnellate l’anno, l’equivalente di 1.430 campi da calcio, quasi 3 Central Park di New York (3,4 km²) o più dell’intero centro storico di Milano (9,7 km²). “Grazie all’innovazione sviluppata da REair e al supporto di partner di rilievo nazionale e internazionale nel settore dell'edilizia e del facility management, stiamo rendendo possibile un nuovo approccio alla salubrità dell’aria e al benessere delle persone, sia all’interno che all’esterno degli edifici. La nostra tecnologia all’avanguardia si basa su una visione delle metropoli come «foreste invisibili», un concetto che proietta le città verso un futuro più sostenibile e umano – afferma Raffaella Moro, CEO di REair – Questa tecnologia propone una visione urbanistica e architettonica innovativa in cui le facciate degli edifici non saranno più solo elementi passivi, ma si trasformeranno in strumenti attivi per promuovere il benessere e la salute, contribuendo a trasformare le città in ecosistemi viventi. L’obiettivo è quello di rendere democraticamente accessibile la sostenibilità, applicando su larga scala soluzioni che abbracciano salute, ambiente ed equità sociale, dal centro città alle periferie. Grazie a questa tecnologia, REair si impegna a costruire un futuro urbano in cui le città diventino luoghi più sani e sostenibili, offrendo benefici tangibili a livello ambientale e sociale”.

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Bicipolitana, il modello green della città di Pesaro


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La Bicipolitana è una metropolitana in superficie, dove le rotaie sono i percorsi ciclabili e le carrozze sono le biciclette. Lo schema utilizzato è quello delle metropolitane di tutto il mondo. Vi sono delle linee (gialla, rossa, verde, arancione...) che collegano diverse zone della città, permettendo uno spostamento rapido, con zero spesa, zero inquinamento, zero stress.

La Bicipolitana è una metropolitana in superficie, dove le rotaie sono i percorsi ciclabili e le carrozze sono le biciclette. Lo schema utilizzato è quello delle metropolitane di tutto il mondo. Vi sono delle linee (gialla, rossa, verde, arancione...) che collegano diverse zone della città, permettendo uno spostamento rapido, con zero spesa, zero inquinamento, zero stress.

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Nuotare per aiutare i malati di SLA - 10ª edizione “Una vasca per Aisla Firenze”


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AISLA Firenze è una Sezione di AISLA APS, un’associazione indipendente avente la mission di diventare il soggetto nazionale di riferimento per la tutela, l’assistenza, la cura dei malati di Sclerosi Laterale Amiotrofica e per lo sviluppo della ricerca scientifica nel campo di una malattia neurodegenerativa che colpisce i motoneuroni e gradualmente limita l’attività muscolare. Nata nel Settembre 2011 dalla volontà di un piccolo gruppo di malati di SLA assieme a familiari ed amici, AISLA Firenze si pone l’obiettivo di migliorare i processi di assistenza ai malati di SLA sul territorio dell’area metropolitana Fiorentina. Al contempo, AISLA Firenze si occupa di divulgare le informazioni relative alla malattia e di stimolare le Istituzioni e gli Organismi del Sistema socio-sanitario regionale  ad una presa in carico adeguata e qualificata dei pazienti.

AISLA Firenze è una Sezione di AISLA APS, un’associazione indipendente avente la mission di diventare il soggetto nazionale di riferimento per la tutela, l’assistenza, la cura dei malati di Sclerosi Laterale Amiotrofica e per lo sviluppo della ricerca scientifica nel campo di una malattia neurodegenerativa che colpisce i motoneuroni e gradualmente limita l’attività muscolare. Nata nel Settembre 2011 dalla volontà di un piccolo gruppo di malati di SLA assieme a familiari ed amici, AISLA Firenze si pone l’obiettivo di migliorare i processi di assistenza ai malati di SLA sul territorio dell’area metropolitana Fiorentina. Al contempo, AISLA Firenze si occupa di divulgare le informazioni relative alla malattia e di stimolare le Istituzioni e gli Organismi del Sistema socio-sanitario regionale  ad una presa in carico adeguata e qualificata dei pazienti.

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Cura dell’ambiente e rigenerazione sociale - Nuova vita alle terre di Villa Montepaldi


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Dare vita a un centro di innovazione e sperimentazione dedicato all'agricoltura rigenerativa e allo sviluppo ecologico integrale presso Villa Montepaldi, azienda agricola storica di San Casciano Val di Pesa, appartenuta a Lorenzo de Medici, dal 1989 di proprietà dell'Università di Firenze. È l'obiettivo di un progetto ambizioso dell'Ateneo fiorentino affidato alla Società Agricola Benefit Montepaldi - Terre di Rinascimento Sri, sotto la guida della Fondazione Future Food Institute (FFI) che ha coinvolto partner di primo piano come BF Spa. Il progetto si svilupperà su più dimensioni - culturale, economica e sociale - valorizzando un bene di rilevanza economica e, insieme, salvaguardando le funzioni universitarie. La società si occuperà di gestire parte dei terreni dell'azienda, oltre che la villa padronale medicea, per condurli a una piena produttività, promuovendo, insieme alla gestione e alla manutenzione, iniziative per la tutela e valorizzazione della biodiversità e lo sviluppo di un'agricoltura sostenibile e inclusiva. Il progetto mira, in particolare, a promuovere produzioni come l'olio e il vino, icone del Made in Italy, creando in Montepaldi un modello di riferimento per le filiere d'eccellenza. Oltre alla costituzione di un polo sperimentale di ecologia integrale - orientato a un approccio globale e armonioso alla sostenibilità, che tenga conto delle interazioni tra ambiente, economia, società e cultura - nel piano di promozione figurano anche altri servizi, come la ristorazione e la realizzazione di eventi, ispirati al modello del Living Lab, un ambiente di innovazione aperta e collaborativa, in cui cittadini, istituzioni, aziende e organizzazioni di ricerca si uniscono per co-creare soluzioni innovative. Il progetto prevede anche di potenziare la vocazione educativa di Villa Montepaldi, che negli anni è stata tra le più grandi fattorie didattiche d'Europa. Un vero e proprio campus che proporrà esperienze formative per la scuola e per le nuove professionalità del settore, rendendo Villa Montepaldi un riferimento per la conoscenza pratica e teorica su modelli di sviluppo ecologico integrale e modelli rigenerativi, finalizzati cioè a ripristinare e migliorare la salute e la fertilità del suolo e ad aumentare la biodiversità.

Dare vita a un centro di innovazione e sperimentazione dedicato all'agricoltura rigenerativa e allo sviluppo ecologico integrale presso Villa Montepaldi, azienda agricola storica di San Casciano Val di Pesa, appartenuta a Lorenzo de Medici, dal 1989 di proprietà dell'Università di Firenze. È l'obiettivo di un progetto ambizioso dell'Ateneo fiorentino affidato alla Società Agricola Benefit Montepaldi - Terre di Rinascimento Sri, sotto la guida della Fondazione Future Food Institute (FFI) che ha coinvolto partner di primo piano come BF Spa. Il progetto si svilupperà su più dimensioni - culturale, economica e sociale - valorizzando un bene di rilevanza economica e, insieme, salvaguardando le funzioni universitarie. La società si occuperà di gestire parte dei terreni dell'azienda, oltre che la villa padronale medicea, per condurli a una piena produttività, promuovendo, insieme alla gestione e alla manutenzione, iniziative per la tutela e valorizzazione della biodiversità e lo sviluppo di un'agricoltura sostenibile e inclusiva. Il progetto mira, in particolare, a promuovere produzioni come l'olio e il vino, icone del Made in Italy, creando in Montepaldi un modello di riferimento per le filiere d'eccellenza. Oltre alla costituzione di un polo sperimentale di ecologia integrale - orientato a un approccio globale e armonioso alla sostenibilità, che tenga conto delle interazioni tra ambiente, economia, società e cultura - nel piano di promozione figurano anche altri servizi, come la ristorazione e la realizzazione di eventi, ispirati al modello del Living Lab, un ambiente di innovazione aperta e collaborativa, in cui cittadini, istituzioni, aziende e organizzazioni di ricerca si uniscono per co-creare soluzioni innovative. Il progetto prevede anche di potenziare la vocazione educativa di Villa Montepaldi, che negli anni è stata tra le più grandi fattorie didattiche d'Europa. Un vero e proprio campus che proporrà esperienze formative per la scuola e per le nuove professionalità del settore, rendendo Villa Montepaldi un riferimento per la conoscenza pratica e teorica su modelli di sviluppo ecologico integrale e modelli rigenerativi, finalizzati cioè a ripristinare e migliorare la salute e la fertilità del suolo e ad aumentare la biodiversità.

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