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Eco-formazione gratuita per le imprese culturali


Il Circolo del Design di Torino, Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta e Fondazione Santagata lanciano Green Culture, il progetto nazionale finalizzato a fornire gratuitamente alle imprese culturali e creative le competenze e gli strumenti necessari per intraprendere un percorso di cambiamento e innovazione finalizzato alla loro transizione ecologica, anche grazie al supporto di una nuova specifica figura professionale, quella del Green Coordinator, formata all’interno del progetto.

Green Culture si è aggiudicato un bando finanziato dal Ministero dei Beni Culturali con una cifra di quasi mezzo milione di euro proveniente dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) riconoscendo l’importanza di ridurre gli impatti di un settore che gestisce edifici storici, organizza eventi e festival, è fortemente connesso all’offerta turistica, genera spostamenti di grandi gruppi di persone e ha filiere produttive complesse e molto differenziate.

Il progetto si è distinto per aver risposto efficacemente alla necessità di un approccio interdisciplinare, nel quale il design rappresenta lo strumento progettuale attraverso il quale aiutare le imprese culturali e creative (appartenenti agli ambiti: Arti visive, Area interdisciplinare, Architettura e Design, Artigianato artistico, Editoria, Audiovisivo e radio, Editoria, Moda, Musica, Patrimonio, Spettacolo dal vivo) a perseguire gli obiettivi SDGs di sostenibilità ambientale, economica e sociale fissati dall’Unione Europea. Il Circolo del Design è capofila dell’iniziativa realizzata in partnership con Fondazione Santagata per l’Economia della Cultura e Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta.

Il progetto sarà presentato ufficialmente il prossimo 11 aprile alle ore 15.00 attraverso un webinar al quale è possibile iscriversi tramite il portale green-culture.it, e che sarà introdotto dalla Direttrice del Circolo del Design Sara Fortunati, da Rubina Pinto vice direttrice di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta e da Paola Borrione, Presidente della Fondazione Santagata per l’Economia della Cultura.

In sintesi, il progetto si articola in due principali percorsi: uno dedicato alla formazione dei Green Coordinator, figure professionali specializzate in progettazione per la sostenibilità ambientale in ambito culturale e uno rivolto alle imprese culturali e creative, per sostenere o avviare i loro percorsi di transizione ecologica attraverso attività di capacity building per implementare conoscenze, sviluppare competenze e acquisire strumenti concreti.

Nella primavera del prossimo anno i due percorsi convergeranno in tre giorni di co-progettazione guidata in un workshop che si terrà a Torino, durante il quale ogni impresa culturale sarà abbinata ad un Green Coordinator, per la realizzazione di un piano operativo che orienterà in maniera strategica e contemporaneamente molto concreta i percorsi di transizione ecologica degli enti partecipanti. Per entrambi i percorsi è possibile candidarsi rispondendo a una call che mette a disposizione gratuitamente 75 posti per ciascuna delle due categorie. È ora aperta la call per gli enti, a breve aprirà anche la call per i Green Coordinator.

Quella della transizione ecologica è una sfida complessa a cui Green Culture risponde costruendo un percorso radicato nell’incontro tra tre discipline: l’ambientalismo scientifico con la sua aggiornata ricerca e capacità di definizione dei temi ecologici calati su tutti i livelli della società, l’economia della cultura attraverso cui leggere i modelli di gestione, costruire la sostenibilità economica dei processi e articolare il ciclo del progetto dall’idea agli impatti, e il design con il suo fondativo orientamento alla produzione di innovazione, la capacità di porre al centro l’esperienza delle persone coinvolte e la messa in campo di strumenti e pratiche che favoriscono la progettazione partecipata e orientata agli obiettivi.

L’Italia è inoltre una delle nazioni europee che presenta un settore delle Imprese Culturali e Creative (ICC) più sviluppato sia per quanto riguarda il loro numero (circa 178.000 rispetto alle 101.000 circa in UK, 129.000 in Germania, 165.000 in Francia e 126.000 in Spagna) sia per quanto riguarda gli indicatori economici: nel 2022 le ICC occupano circa il 6% della popolazione attiva ovvero 1,55 milioni di occupati (Symbola, 2023) e rappresentano circa il 12% del PIL insieme al turismo. Alle imprese vanno aggiunte poi circa 38.000 organizzazioni non-profit e un numero ancora più elevato di associazioni culturali che operano sul territorio e che concorrono a comporre un’offerta culturale molto diversificata. Inoltre, molte ICC devono gestire un patrimonio edilizio storico, che presenta difficoltà a ottemperare ai nuovi paradigmi di sostenibilità.

Ecco perché numerosi enti culturali italiani stanno già manifestando interesse verso Green Culture: la call si chiuderà il prossimo 19 aprile, ad oggi le candidature superano già il numero di posti disponibili, la selezione dei partecipanti sarà comunicata entro la prima settimana del mese di maggio.

Rubrica: Dillo a Plaple

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Si chiama “Zoom Torino” il primo bioparco immersivo in Italia, che tramite “Fondazione Zoom” si occupa di progetti per la salvaguardia dell’ambiente e della fauna selvatica. Numerosi sono i progetti della Fondazione, ad esempio quelli a sostegno di bambini con malattie e per ricerche scientifiche sulla biodiversità, la sostenibilità ambientale e i cambiamenti climatici. “Hippo Energy”, un progetto che ha come obiettivo quello di alleviare, con momenti di intrattenimento dai risvolti educativi, il periodo di ospedalizzazione dei bambini ricoverati presso la S.C. oncoematologia pediatrica dell’Ospedale e di analizzare gli effetti benefici degli animali sui bambini partecipanti alle attività ludico-esperienziali.
 “Bee Zoom”, si inserisce nel filone di ricerca scientifica a tutela della biodiversità, legata alla sostenibilità e al rapporto Uomo/Natura. Nel dettaglio viene effettuato un censimento e biomonitoraggio degli impollinatori, semina di specie vegetali autoctone per il loro ripopolamento e riqualificazione dell’area. “Bio-Monitorando”, un progetto che si inserisce all’interno dell’area dedicata alla ricerca su cambiamento climatico, inquinamento e impatto antropico. Ha l’obiettivo di indagare l’effetto di tali aspetti sugli ecosistemi, sul comportamento degli animali e sul loro stato di salute. “Animal Welfare”, progetto che prevede una ricerca scientifica sul benessere, il comportamento e lo stato di salute degli animali, al fine di ottenere sempre più dati utili alla tutela e alla conservazione delle specie minacciate.

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Chef sostengono la lotta contro il cancro


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Degustando avrà luogo il 4 Aprile a Stupinigi (To) e prevede una cena nella quale dieci Chef, tra cui tanti stellati Michelin, si ritrova a cucinare e a servire al pubblico i propri piatti più famosi in formato tapas. L’evento è un vero e proprio concept album del gusto, in cui le canzoni sono i piatti degli chef, le eccellenze gastronomiche, i grandi vini e i cocktail.  Nasce così un percorso gastronomico alla scoperta dei gusti del territorio, una cena itinerante da trascorrere passeggiando e chiacchierando tra gli stand. L’iniziativa è organizzata da “To be Events” e il ricavato della cena sarà devoluto alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, per sostenere le attività di cura dell’Istituto di Candiolo – IRCCS.

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Io e la sindrome di Behr, la storia di Alessia


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Alessia è una ragazza di 21 anni con la sindrome di Behr. Molto giovane, ma con già una grande storia alle spalle. Un'adolescenza complicata, con dei compagni che spesso non l'hanno capita, che non l'hanno accolta, ma con un desiderio profondo di vivere sempre una vita piena e felice, a prescindere da tutto ciò che gli altri potessero pensare. Sente forte la necessità di dare speranza a tutti i ragazzi che stanno vivendo la sua condizione, non solo per la malattia, ma anche per relazioni adolescenziali non facili, con il suo esempio di rivincita e rinascita.

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Borgomanero


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Anche Borgomanero diventa una città ad Impatto Positivo grazie alla volontà e alla collaborazione di tutti i cittadini. Area Sociale L’Auser Borgomanero può incrementare i suoi servizi di assistenza grazie a tre veicoli attrezzati e dotati di pedana elettrica fruibile da persone con fragilità e ridotta mobilità. Area Culturale Gli studenti della sede di Borgomanero di ENAIP, Ente Nazionale Acli Istruzione Professionale parteciperanno ad una sessione formativa sui temi dello Sviluppo Sostenibile e dell’Agenda ONU 2030. Intervenire con percorsi di sensibilizzazione indirizzati alle future generazioni è necessario per strutturare una società più partecipativa e solidale. Il coinvolgimento degli studenti sarà anche concreto: parteciperanno ad un contest proponendo progetti da realizzare a Borgomanero: il più meritevole sarà realizzato.

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Al Maca di Torino, tra scienza e sostenibilità ambientale


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Il Museo A come Ambiente è un punto di osservazione sul mondo per scoprire come interagiamo con l’ambiente e come possiamo preservarlo. Primo museo in Europa interamente dedicato ai temi ambientali, da oltre 15 anni offre spazi creativi, exhibit, laboratori, percorsi didattici esperienze che incoraggiano l’esplorazione e diffondono la cultura ambientale. La parola d’ordine è curiosità. MAcA vuol dire eventi studiati per stimolare la sperimentazione, il gioco, l’interazione e la scoperta. MAcA vuol dire percorsi didattici per le scuole alla scoperta del funzionamento della natura.

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Inclusione in classe - La formula Lab 3.11


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Quanto contano gli strumenti giusti nella possibilità di praticare lo sport? La risposta è un'esperienza personale che si traduce poi nel discorso d'impresa della Lab 3.11. L'azienda progetta e realizza ausili per l'attività sportiva delle persone con disabilità. Inclusione in classe, la sinergia con Decathlon: racconta dell'esperienza d'impresa il fondatore Costantino Perna.

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“Light it Up”, l’iniziativa di sensibilizzazione sulle Sindromi di Ehlers-Danlos


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Maggio è il mese dedicato alla sensibilizzazione sulle Sindromi di Ehlers-Danlos (EDS) e sui Disturbi dello spettro ipermobile (HSD), condizioni complesse, rare e multisistemiche prive di cura che provocano disabilità invisibili altamente impattanti nella vita quotidiana di chi ne è colpito. Anche quest’anno AISED – Associazione Italiana Sindrome di Ehlers-Danlos Onlus –  ha aderito alla campagna di sensibilizzazione internazionale “Light it Up” – promossa da The Ehlers Danlos Society – chiedendo alle Amministrazioni Comunali di tutti i Capoluoghi di Regione e Provincia italiani di patrocinare l’evento illuminando un monumento rappresentativo – in arancione (il 4 maggio o in alternativa un qualsiasi giorno di maggio) e/o il 17 maggio, in rosso, per celebrare il #REDS4VEDS, giornata dedicata alle Sindromi di Ehlers-Danlos di Tipo Vascolare (vEDS). Hanno aderito all’iniziativa: * 02/05 Venezia e Mestre * 03/05 Genova * 04/05 Rovigo, Reggio Emilia, Forlì, Bologna, Piacenza, Arezzo, Livorno, Siena, Fermo, Macerata, L’Aquila, Lecce, Taranto, Catania, Palermo Belluno, Benevento, Brescia, Bergamo, Modena, Mantova, Firenze, Vercelli, Trecate. * 06/05 Cuneo * 10/05 Novara * 15/05 Torino * 17/05 per il #REDS4VEDS Cuneo, Venezia, Mestre, Padova, Trieste, Pordenone, Genova, Savona, Reggio Emilia, , Forlì, Rimini, Piacenza, Pisa, Arezzo, Livorno, Lucca, Siena, Fermo, Macerata, L’Aquila, Lecce, Taranto, Catania, Belluno, Benevento, Modena, Firenze, Novara, Trecate.

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Nestlé, le nocciole da scarto a cibo per animali


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Il Gruppo Nestlé in Italia è partner del progetto sperimentale “Live-Haze”, finanziato da fondi PRIN (Progetti di Rilevante Interesse Nazionale) del Ministero dell’Università e della Ricerca, che ha come obiettivo la riduzione e la valorizzazione degli scarti agroindustriali e il loro impiego nei mangimi per gli animali in ottica di economia circolare e di sostenibilità nel settore agroalimentare. Oltre alle diverse aziende del comparto, l’iniziativa vede l’importante partecipazione di un team di ricercatori di cinque Atenei italiani: Università di Torino (Principal Investigator del progetto Prof. Claudio Forte), Università di Catania (responsabile di Unità: Prof. Alessandro Priolo), Università degli Studi di Milano (responsabile di Unità: Prof. Davide Pravettoni), Università degli Studi di Perugia (responsabile di Unità: Prof. Massimo Trabalza Marinucci) e Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia (responsabile di Unità: Prof. Domenico Pietro Lo Fiego). Le cuticole di nocciola solitamente vengono separate dal frutto durante la fase di tostatura e gestite come scarti. Il loro utilizzo nell’alimentazione per gli animali risulterebbe particolarmente idoneo grazie all’elevata concentrazione di polisaccaridi, acidi grassi e sostanze antiossidanti come i tocoferoli. Al contempo, rappresenta una valida soluzione per contribuire a ridurre gli sprechi a tutti i livelli della filiera, incentivando pratiche di economia circolare. Il progetto di ricerca si articola in diverse fasi: parte dalla caratterizzazione delle cuticole di nocciola e dalla creazione di un estratto green di polifenoli per poi passare alle prove in vivo. Dopo aver studiato gli effetti in vivo sull’ossidazione, il microbiota, le prestazioni e su altri fattori, si procede all’analisi dei derivati, ovvero carne e latte. Contemporaneamente viene condotta un’indagine sugli impatti di questa idea circolare valutando l’accettabilità sociale e di sostenibilità ambientale, guidata dal Prof. Simone Blanc di UniTo, mediante il coinvolgimento di consumatori e delle aziende che aderiscono al progetto. Nestlé da anni si impegna per la sostenibilità del business, lavorando su diversi fronti per accelerare la transizione verso un sistema alimentare rigenerativo, dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030 e raggiungere quota zero entro il 2050, migliorare la riciclabilità e il riutilizzo del packaging dei propri prodotti e adottare nuovi modelli di economia circolare. Per il progetto “Live-Haze” metterà a disposizione gli scarti di produzione delle nocciole del suo stabilimento Perugina di San Sisto (PG).

Il Gruppo Nestlé in Italia è partner del progetto sperimentale “Live-Haze”, finanziato da fondi PRIN (Progetti di Rilevante Interesse Nazionale) del Ministero dell’Università e della Ricerca, che ha come obiettivo la riduzione e la valorizzazione degli scarti agroindustriali e il loro impiego nei mangimi per gli animali in ottica di economia circolare e di sostenibilità nel settore agroalimentare. Oltre alle diverse aziende del comparto, l’iniziativa vede l’importante partecipazione di un team di ricercatori di cinque Atenei italiani: Università di Torino (Principal Investigator del progetto Prof. Claudio Forte), Università di Catania (responsabile di Unità: Prof. Alessandro Priolo), Università degli Studi di Milano (responsabile di Unità: Prof. Davide Pravettoni), Università degli Studi di Perugia (responsabile di Unità: Prof. Massimo Trabalza Marinucci) e Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia (responsabile di Unità: Prof. Domenico Pietro Lo Fiego). Le cuticole di nocciola solitamente vengono separate dal frutto durante la fase di tostatura e gestite come scarti. Il loro utilizzo nell’alimentazione per gli animali risulterebbe particolarmente idoneo grazie all’elevata concentrazione di polisaccaridi, acidi grassi e sostanze antiossidanti come i tocoferoli. Al contempo, rappresenta una valida soluzione per contribuire a ridurre gli sprechi a tutti i livelli della filiera, incentivando pratiche di economia circolare. Il progetto di ricerca si articola in diverse fasi: parte dalla caratterizzazione delle cuticole di nocciola e dalla creazione di un estratto green di polifenoli per poi passare alle prove in vivo. Dopo aver studiato gli effetti in vivo sull’ossidazione, il microbiota, le prestazioni e su altri fattori, si procede all’analisi dei derivati, ovvero carne e latte. Contemporaneamente viene condotta un’indagine sugli impatti di questa idea circolare valutando l’accettabilità sociale e di sostenibilità ambientale, guidata dal Prof. Simone Blanc di UniTo, mediante il coinvolgimento di consumatori e delle aziende che aderiscono al progetto. Nestlé da anni si impegna per la sostenibilità del business, lavorando su diversi fronti per accelerare la transizione verso un sistema alimentare rigenerativo, dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2030 e raggiungere quota zero entro il 2050, migliorare la riciclabilità e il riutilizzo del packaging dei propri prodotti e adottare nuovi modelli di economia circolare. Per il progetto “Live-Haze” metterà a disposizione gli scarti di produzione delle nocciole del suo stabilimento Perugina di San Sisto (PG).

Dillo a Plaple

Ozieri, il Presidente della Repubblica premia una scuola


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In provincia di Sassari, a Ozieri, le classi 5AS, 5BS e 5AC del liceo scientifico e classico Antonio Segni, hanno ricevuto dal Presidente della repubblica tre targhe per essersi contraddistinti con gesti collettivi di solidarietà. Nel Dicembre 2022 gli studenti prestarono servizio di volontariato presso la mensa della Caritas di Sassari e alla Croce Ottagona di Ozieri. Tale iniziativa rientra nel progetto lanciato dalla scuola, “Mi metto al servizio”. Le testimonianze di questi studenti ha poi coinvolto altri giovani, che si sono messi in gioco, offrendo la propria disponibilità per svolgere attività di volontariato.

In provincia di Sassari, a Ozieri, le classi 5AS, 5BS e 5AC del liceo scientifico e classico Antonio Segni, hanno ricevuto dal Presidente della repubblica tre targhe per essersi contraddistinti con gesti collettivi di solidarietà. Nel Dicembre 2022 gli studenti prestarono servizio di volontariato presso la mensa della Caritas di Sassari e alla Croce Ottagona di Ozieri. Tale iniziativa rientra nel progetto lanciato dalla scuola, “Mi metto al servizio”. Le testimonianze di questi studenti ha poi coinvolto altri giovani, che si sono messi in gioco, offrendo la propria disponibilità per svolgere attività di volontariato.

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Montespertoli, la nuova macchina che trasforma i rifiuti in biometano


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Nel cuore verde della Toscana, Alia Multiutility inaugura a Montespertoli il nuovo Polo impiantistico di Casa Sartori, realtà destinata a diventare un’eccellenza nazionale nel sistema dell’economia circolare. Con un investimento complessivo di 75 milioni di euro, l’impianto segna un importante passo avanti verso la produzione di energia green grazie alla gestione sostenibile dei rifiuti. A soli due anni dall’apertura del cantiere, Alia festeggia la conclusione dei lavori che, in tempi record, hanno portato alla realizzazione di quattro digestori anaerobici per il trattamento dei rifiuti organici e la produzione di biogas, combustibile che viene poi trasformato in biometano, una fonte totalmente rinnovabile, flessibile, efficiente ed esempio perfetto di economia circolare. Fra i principali interventi realizzati all’interno del sito da Alia Multiutility, anche il revamping e il potenziamento della sezione compostaggio, già attiva a Montespertoli, e la riqualificazione complessiva dell’intera area grazie a un progetto architettonico ad alta sostenibilità che si sposa in pieno con il suggestivo paesaggio del Chianti fiorentino.   IMPIANTO AL TOP IN ITALIA
Conclusa l’attuale fase di marcia industriale a regime e il successivo collaudo prestazionale, l’impianto potrà trattare ogni anno fino a 160.000 tonnellate di rifiuti da raccolte differenziate (145.000 di rifiuti organici e 15.000 di verde), producendo circa 12 milioni di metri cubi di biometano e 35.000 tonnellate di compost. Numeri che permetteranno al polo di Montespertoli di entrare fra i primi cinque in Italia nel trattamento integrato anaerobico-aerobico dei rifiuti organici e di essere considerato come il più importante del suo genere nel Centro Italia. Il territorio della Toscana centrale entra così in una nuova fase: quella dell’autosufficienza nella gestione dei rifiuti organici, con un ruolo da assoluta protagonista nella produzione di energia pulita grazie al biometano e al compost. Questi elementi permetteranno di chiudere la catena dell’economia circolare, un percorso da tempo suggerito dall’Unione Europea e da altri importanti enti ambientali mondiali in ambito di sviluppo sostenibile. In particolare, il biometano rappresenta un importante contributo per ridurre la dipendenza dalle importazioni e per consentire il passaggio da un’economia basata sui carburanti fossili ad una più pulita e sostenibile. Da sottolineare che, durante i lavori di revamping, l’impianto ha continuato a garantire la propria attività consentendo, nonostante la presenza del cantiere, conferimenti per oltre l’80% dei rifiuti organici, limitandone in tal modo l’invio fuori regione.  GLI SCARTI DIVENTANO BIOMETANO E COMPOST
Dai rifiuti all’energia, il passo è compiuto. Nel sito di Montespertoli, nel cuore della Città Metropolitana di Firenze, sono adesso in funzione due realtà impiantistiche, strettamente connesse, che trasformano i rifiuti biodegradabili in risorse tramite la digestione anaerobica e il compostaggio. La prima genera biogas, che dopo avere subito un processo di upgrading mediante la rimozione di anidride carbonica, viene trasformato in metano - con gli stessi standard qualitativi di quello di origine fossile - da impiegare come biocombustibile, con evidenti benefici ambientali. Nella seconda realtà impiantistica, il materiale solido ottenuto dalla digestione anaerobica, miscelato con rifiuti verdi quali sfalci e potature, viene processato e trasformato in compost di qualità elevata da utilizzare in agricoltura in sostituzione ai fertilizzanti chimici. 


DALLA DIGESTIONE ANAEROBICA ALL’ENERGIA 
Ma come funzionano i quattro digestori anaerobici di Montespertoli? Prima di tutto i rifiuti organici, differenziati nelle nostre case, subiscono un processo di pretrattamento che li rende idonei al processo di digestione. La matrice organica pretrattata viene quindi avviata alla sezione di digestione, vero e proprio punto nevralgico della valorizzazione energetica del rifiuto organico. Il processo biologico avviene in reattori riscaldati, al cui interno vengono instaurate le condizioni ottimali per la crescita e l’attività di microrganismi anaerobici che, in assenza di ossigeno, degradano la sostanza organica presente, producendo biogas composto da anidride carbonica e metano. Il biogas così ottenuto viene inviato alla sezione di upgrading dove, mediante una reazione con utilizzo di bicarbonato di potassio, è estratta l’anidride carbonica in modo da ottenere biometano con le medesime caratteristiche di quello da fonte fossile. Il biometano, divenuto così combustibile, viene inviato ai punti di distribuzione stradale. Appena Snam ultimerà il tratto di connessione con la dorsale toscana, Alia Multiutility potrà utilizzare la nuova interfaccia con la rete nazionale di distribuzione come vettore di allontanamento. La parte solida estratta dai reattori - il così detto ‘digestato’ – è invece inviata alla sezione di compostaggio dove subisce un ulteriore trattamento, previa miscelazione con altre matrici organiche, come ad esempio i rifiuti verdi da sfalci e potature, al fine di ottenere una miscela idonea al compostaggio in biocelle.

Nel cuore verde della Toscana, Alia Multiutility inaugura a Montespertoli il nuovo Polo impiantistico di Casa Sartori, realtà destinata a diventare un’eccellenza nazionale nel sistema dell’economia circolare. Con un investimento complessivo di 75 milioni di euro, l’impianto segna un importante passo avanti verso la produzione di energia green grazie alla gestione sostenibile dei rifiuti. A soli due anni dall’apertura del cantiere, Alia festeggia la conclusione dei lavori che, in tempi record, hanno portato alla realizzazione di quattro digestori anaerobici per il trattamento dei rifiuti organici e la produzione di biogas, combustibile che viene poi trasformato in biometano, una fonte totalmente rinnovabile, flessibile, efficiente ed esempio perfetto di economia circolare. Fra i principali interventi realizzati all’interno del sito da Alia Multiutility, anche il revamping e il potenziamento della sezione compostaggio, già attiva a Montespertoli, e la riqualificazione complessiva dell’intera area grazie a un progetto architettonico ad alta sostenibilità che si sposa in pieno con il suggestivo paesaggio del Chianti fiorentino.   IMPIANTO AL TOP IN ITALIA
Conclusa l’attuale fase di marcia industriale a regime e il successivo collaudo prestazionale, l’impianto potrà trattare ogni anno fino a 160.000 tonnellate di rifiuti da raccolte differenziate (145.000 di rifiuti organici e 15.000 di verde), producendo circa 12 milioni di metri cubi di biometano e 35.000 tonnellate di compost. Numeri che permetteranno al polo di Montespertoli di entrare fra i primi cinque in Italia nel trattamento integrato anaerobico-aerobico dei rifiuti organici e di essere considerato come il più importante del suo genere nel Centro Italia. Il territorio della Toscana centrale entra così in una nuova fase: quella dell’autosufficienza nella gestione dei rifiuti organici, con un ruolo da assoluta protagonista nella produzione di energia pulita grazie al biometano e al compost. Questi elementi permetteranno di chiudere la catena dell’economia circolare, un percorso da tempo suggerito dall’Unione Europea e da altri importanti enti ambientali mondiali in ambito di sviluppo sostenibile. In particolare, il biometano rappresenta un importante contributo per ridurre la dipendenza dalle importazioni e per consentire il passaggio da un’economia basata sui carburanti fossili ad una più pulita e sostenibile. Da sottolineare che, durante i lavori di revamping, l’impianto ha continuato a garantire la propria attività consentendo, nonostante la presenza del cantiere, conferimenti per oltre l’80% dei rifiuti organici, limitandone in tal modo l’invio fuori regione.  GLI SCARTI DIVENTANO BIOMETANO E COMPOST
Dai rifiuti all’energia, il passo è compiuto. Nel sito di Montespertoli, nel cuore della Città Metropolitana di Firenze, sono adesso in funzione due realtà impiantistiche, strettamente connesse, che trasformano i rifiuti biodegradabili in risorse tramite la digestione anaerobica e il compostaggio. La prima genera biogas, che dopo avere subito un processo di upgrading mediante la rimozione di anidride carbonica, viene trasformato in metano - con gli stessi standard qualitativi di quello di origine fossile - da impiegare come biocombustibile, con evidenti benefici ambientali. Nella seconda realtà impiantistica, il materiale solido ottenuto dalla digestione anaerobica, miscelato con rifiuti verdi quali sfalci e potature, viene processato e trasformato in compost di qualità elevata da utilizzare in agricoltura in sostituzione ai fertilizzanti chimici. 


DALLA DIGESTIONE ANAEROBICA ALL’ENERGIA 
Ma come funzionano i quattro digestori anaerobici di Montespertoli? Prima di tutto i rifiuti organici, differenziati nelle nostre case, subiscono un processo di pretrattamento che li rende idonei al processo di digestione. La matrice organica pretrattata viene quindi avviata alla sezione di digestione, vero e proprio punto nevralgico della valorizzazione energetica del rifiuto organico. Il processo biologico avviene in reattori riscaldati, al cui interno vengono instaurate le condizioni ottimali per la crescita e l’attività di microrganismi anaerobici che, in assenza di ossigeno, degradano la sostanza organica presente, producendo biogas composto da anidride carbonica e metano. Il biogas così ottenuto viene inviato alla sezione di upgrading dove, mediante una reazione con utilizzo di bicarbonato di potassio, è estratta l’anidride carbonica in modo da ottenere biometano con le medesime caratteristiche di quello da fonte fossile. Il biometano, divenuto così combustibile, viene inviato ai punti di distribuzione stradale. Appena Snam ultimerà il tratto di connessione con la dorsale toscana, Alia Multiutility potrà utilizzare la nuova interfaccia con la rete nazionale di distribuzione come vettore di allontanamento. La parte solida estratta dai reattori - il così detto ‘digestato’ – è invece inviata alla sezione di compostaggio dove subisce un ulteriore trattamento, previa miscelazione con altre matrici organiche, come ad esempio i rifiuti verdi da sfalci e potature, al fine di ottenere una miscela idonea al compostaggio in biocelle.

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